Dov’è Dio quando serve?

“Dov’è Dio? Dov’è Dio se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell’anima?”

Queste sono le parole del papa pronunciate venerdì ai giovani a Cracovia, dopo aver fatto tappa ad Auschwitz con foto e video che probabilmente rimarranno nella storia.

Ma la vera domanda è “Dio c’è?”

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L’illusione di essere qualcuno

Spesso ci illudiamo. Ci illudiamo di essere fotografi perché abbiamo una reflex, ci crediamo chef perché abbiamo l’ultimo set di pentole antiaderenti, pensiamo di essere scienziati dal momento che ci hanno regalato il “piccolo chimico”.

Io ho un blog.

E mi sono illuso di essere uno scrittore. Continua a leggere “L’illusione di essere qualcuno”

Analfabetismo funzionale: pigrizia e ignoranza?

Aggirandomi per i meandri dell’Internet, facendo zapping tra blog, siti e forum ho trovato un argomento di cui avevo sentito parlare poco o nulla che ha attratto particolarmente la mia curiosità. Un argomento abbastanza ostico, di cui non vorremmo sentire parlare perché ci riguarda piuttosto da vicino. E che, nonostante i centinaia (se non migliaia) di siti che lo trattano, dibattiti su dibattiti, e una pagina di Wikipedia dedicata, sia ancora piuttosto sconosciuto.

Sto parlando dell’analfabetismo funzionale. Continua a leggere “Analfabetismo funzionale: pigrizia e ignoranza?”

Il business del drammatico

Chi sfoglia con passione la carta stampata di un quotidiano, guarda i telegiornali o ascolta la radio mentre si reca al lavoro in auto ha sicuramente avuto modo di apprendere le tristi notizie che si sono succedute in questi giorni. L’incidente ferroviario in Puglia, l’attentato a Nizza e il tentato colpo di stato in Turchia, in aggiunta alla solita sfilza di omicidi, incidenti e violenze.

La settimana appena trascorsa ha richiesto a molti giornalisti di fare gli straordinari, anche per documentare le evoluzioni che ora per ora accadevano in questi contesti.

Si è scritto, detto, raccontato, filmato, fotografato tanto su questi avvenimenti.

Forse troppo. Continua a leggere “Il business del drammatico”

La bellezza e le parole

La bellezza delle parole mi ha sempre affascinato.

Le parole.

E la bellezza.

Abbiamo soltanto ventuno lettere per comporre le prime e per descrivere la seconda. Dette, scritte, urlate, non importa, le parole si portano dietro concetti, idee, sentimenti, informazioni. A volte le scegliamo accuratamente, ci mettiamo ore per posizionare una virgola, per “virgolettare” un concetto e per mettere i puntini di sospensione dove servono… e a volte ci scappano come se avessero fretta di uscire, di correre fuori dalla nostra bocca, di scappare per sempre una volta dette. Continua a leggere “La bellezza e le parole”

L’ultima emozione

Improvvisamente giacqui a terra. Immobile. Il mio corpo inerme toccò il terreno. La mia schiena percepì il suolo duro, la mia pelle sentì il freddo della terra attraversare i vestiti leggeri. Non ricordo come mai finì lì. Ma i miei occhi sentivano le palpebre pesanti, in procinto di chiudersi, mentre fissavano la cupola del firmamento, in un cielo limpido le cui stelle e la luna erano così luminose da fare ombra. Nella testa un ronzio sempre più forte si faceva strada sovrastando una musica in lontananza.

Non avevo capito cosa stava accadendo.

Ma provai un’emozione unica, un’emozione mai provata prima.  Continua a leggere “L’ultima emozione”

Quattro anni di Faccialibro

Quattro anni fa esatti esatti i miei compagni, conoscenti e amici si trovavano una richiesta d’amicizia piuttosto inaspettata: la mia. Infatti spinto da amici (alcuni dei quali stavano per partire per diversi viaggi, chiedendomi di rimanere in contatto), mi iscrissi a Facebook.

Dopo 1461 giorni cosa è cambiato?

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Il male della banalità

Appena finisco di scrivere un testo, una riflessione, una serie di pensieri penso subito a quale può essere l’argomento successivo. Penso a cosa trattare stavolta, di quali fatti di attualità posso parlare, quali sentimenti esprimere, quale fantasia sfogare. Nella mia mente faccio centinaia di collegamenti ipertestuali cercando parole chiave che possano essere di spunto per il prossimo scritto e per quello dopo ancora. Vorrei trattare di tutto, parlarvi delle mie figure di merda colossali, delle esperienze che mi hanno condizionato la vita, di storie che mi invento sul momento, di persone e aneddoti che mi hanno insegnato tanto. Vorrei riuscire a descrivervi tante vicende, tante emozioni, tanti pensieri.

Eppure lotto contro l’eterno nemico: la banalità.

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Questioni di chimica

La chimica non mi piace. So che la devo studiare, che ho diversi esami incentrati su questa materia nel mio piano di studi universitario. Ma preferisco altre materie. Osservare i piccoli ma essenziali dettagli dei vetrini istologici, scoprire i mille e mille nomi di tutte le parti anatomiche del nostro corpo, studiare le radiazioni e la loro importanza in ambito medico. E ancora l’evoluzione e la biologia dei sistemi viventi, le scoperte della genetica, i progressi della medicina.

Eppure c’è anche chimica.

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Fu solo uno sguardo

Me lo ricordo come se fosse ieri. Eppure è successo almeno tre anni fa. Camminavo per strada assorto nei miei pensieri. Chissà a cosa pensavo su quel tratto di via, fissando i disegni che i sampietrini formano ad intervalli regolari, i mozziconi di sigaretta pestati e ripestati, i tombini sotto i quali sentivo l’eco dei miei passi. Camminavo svogliato, alzando di tanto in tanto lo sguardo per non andare a sbattere contro qualcosa o contro qualcuno. Incrociavo tante persone, tanti volti ignoti nell’oceano di facce che riempiono una strada affollata. Alzai per pochi decimi di secondo lo sguardo, solo un attimo per schivare l’ennesimo pedone.

E vidi lei.

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Una passione chiamata scrittura

In molti mi chiedono perché scrivo.

Ho tanti sogni. E uno di questi è scrivere.

Ci sono varie ragioni perché lo faccio. Mi piace esternare i miei pensieri, vederli in nero nel candore della pagina. Ho voglia di condividere le mie emozioni, di farle conoscere. E poi mi piace coinvolgere. Non c’è nulla di più bello di immergersi nella lettura di un libro ben fatto, di un articolo coinvolgente o di una storia affascinante. Entrare in un mondo parallelo, dove vivi quello che l’autore ha deciso di farti vivere. L’autore ha deciso che gioirai, verserai lacrime, rimarrai perplesso o stupito.

Così sarà.

Sarai un eroe o un esploratore, un innamorato o fuggitivo, un assassino o un investigatore, un pirata o semplicemente un ragazzo di venti anni. Dovrai pensare riflettere, ricordare, scavare dentro te stesso.

Così sarà.

L’unico modo di uscire da questo avatar cartaceo è chiudere il libro, accartocciare la pagina o premere esc. E ammettere di non avere il coraggio di proseguire.

Ma così ti perderai il finale.

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Il mio primo post su un blog

È stato un attimo.

Forse dovuto alla noia di questa afosa serata di luglio, o forse dovuto alle mie continue manie di protagonismo. Oppure semplicemente dettato dall’istinto dello scrittore/poeta/giornalista. Così ho deciso.

Mi apro un blog.

Figata eh, direte voi. Bello sì, appena entri ti fanno scegliere la grafica, l’immagine profilo e tutta una serie di altre cazzatine che ti danno l’idea di amministrare una pagina, un sito tutto tuo. Ok. Ho completato tutti i passaggi richiesti: password, e-mail e chi più ne ha più ne metta.

E adesso?

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