Nella vita prima o poi dobbiamo partire.
C’è chi prende un autobus, chi sale su una barca, chi prende un aereo e chi un treno.
E poi ci sono io.
Io ho preso un’ambulanza.
Non spaventatevi. Non sto male. Non quanto quelli che si taggano al Pronto Soccorso per far prendere uno spavento a tutti i contatti. L’ambulanza però l’ho presa veramente. Ma l’ho presa per passione.
Tre anni fa. Qualcosina in più. A malapena maggiorenne e con l’idea di essere al mondo piuttosto vaga (quella però non è cambiata). Tre anni di differenza non fanno di me una persona molto più adulta. Ma le esperienze che ho vissuto sì. E non sarei qui a scriverle se non fossero diventate parte integrante della mia vita.
Tre anni fa mettevo piede in Croce Rossa. Volevo diventare un soccorritore. Volevo salvare il mondo, volevo giocare al super eroe. E invece sono loro ad avere salvato me.
Paura. Questa è stata l’emozione che provi varcando quel cancello per la prima volta. Io ne avevo molta. Avevo paura di essere in procinto di fare un passo ben più lungo della gamba, paura di prendermi responsabilità troppo grosse per un ragazzo di diciotto anni a malapena. Paura perché non conoscevo nessuno e temevo che la differenza di età tra me e gli altri ragazzi fosse un baratro troppo grande. Questo nuovo inizio mi intimoriva assai.
Ma un tentativo decisi di farlo lo stesso. Sono abbastanza determinato nelle mie scelte. Insomma l’idea di salire su un’ambulanza a sirene spiegate alletta un po’ tutti. L’idea di sentirti un eroe come Flash, con una divisa tutta rossa e catarifrangente, con la grossa Croce Rossa sopra (in stile “Lega della Giustizia”) a cui manca solo il mantello mi piaceva assai. Ma in fondo in fondo anche l’idea di aiutare gli altri mi piaceva. Volevo sentirmi un po’ meglio con me stesso. E poi prendermi qualche responsabilità (cosa che non avevo mai fatto nei precedenti 18 anni).
Ero terrorizzato e determinato al tempo stesso. Insomma avevo mille aspettative e mille timori.
E sono rimasto deluso.
Non ho trovato Batman e Superman come amici, né tanto meno la Lega della Giustizia, non ho trovato situazioni da film con i soliti finali scontati, con i soliti lieto fine, con le esplosioni e i soccorritori che corrono fuori da una casa in fiamme con in braccio il bambino salvato da una morte certa.
Ho trovato molto di più.
E come dicevo sono stati loro a salvare me. Perché giorno dopo giorno ho iniziato un viaggio. Un viaggio bellissimo che mi ha dato e insegnato tanto. E al mio fianco passo dopo passo ho trovato le persone giuste, io ho scelto loro e loro hanno scelto me. Ma queste persone non sono come Batman, non si nascondono dietro un mantello, dietro a una maschera. Ma ti accompagnano anche al di fuori di quelle ambulanze, ti accompagnano passo a passo nella vita.
Famiglia.
La Croce Rossa mi ha dato una famiglia: io tra gli altri volontari ora ho degli zii, dei cugini, dei fratelli. Si sono creati tra di noi dei rapporti inscindibili solidi come l’acciaio che mi accompagnano nella vita di tutti i giorni anche quando mi tolgo la divisa ed esco dalla sede. Amicizie che per me sono vitali, che mi fanno stare bene. Una famiglia che mi aiuta, che mi supporta e sopporta, una famiglia che mi ama. Io in Croce Rossa ho trovato l’amore.
Amore.
L’amore che non è fatto di baci e carezze ma di piccoli gesti. Io su quelle ambulanze ne ho viste di tutti i colori, ma ci sono gesti che rimangono nel cuore: l’anziana che quando riportiamo a casa suo marito dalla dialisi, ci infila le caramelle in tasca e ci fa un sorriso complice, i due tossico-dipendenti che nonostante fossero pieni murati continuavano a tenersi per mano, la mamma che recitava un rosario mentre noi portavamo il suo bambino in codice rosso a sirene spiegate verso l’ospedale. E ancora la zia preoccupata di suo nipote in coma etilico ma che si è premurata di portargli la biancheria pulita, la figlia che ci aiutava a rianimare la madre e la vecchiettina che ci teneva a tutti i costi ad abbracciarci nei box del pronto soccorso. In tutto questo io ho osservato l’amore che le persone provano le une verso le altre e vi garantisco che la cosa è contagiosa. Torni a casa arricchito, torni a casa soddisfatto. Soddisfatto di aver messo anche tu la tua goccia nel vasto mare della solidarietà, di averci provato anche tu a essere d’aiuto.
Passione.
La passione poi è fondamentale. E la vedi subito negli occhi dei tuoi amici, che in quel momento sono tuoi colleghi. La passione che è “Di viva fiamma, di sangue vivo” (citazione presa dall’Inno della Croce Rossa). La volontà di donarti completamente al servizio in quel momento, di metterci l’anima. La passione che aumenta giorno dopo giorno, servizio dopo servizio, mese dopo mese, stagione dopo stagione. La passione che ti permette di svegliarti alle sei del mattino per andare a far servizio o che ti fa stare sveglio un’intera notte guidando l’ambulanza. E dentro di me ho scoperto una passione che non credevo di possedere. La costanza, la volontà di dedicarmi completamente al servizio. La voglia di dare il massimo, di dare tutto me stesso, di prendere le cose con la massima serietà. E tutto ciò mi ha fatto crescere, mi ha fatto maturare. Mi ha dato tante esperienze ed esperienza.
Esperienza e esperienze.
Mi ricorderò sempre di quella simulazione dove ero intrappolato in una macchina e i pompieri l’hanno aperta con le cesoie con me dentro. E alla fine ci siamo trovati tutti a ridere al bar. Mi ricorderò sempre dei casi più brutti, dell’omicidio, del suicidio, degli incidenti più drammatici, dei massaggi cardiaci e degli ecg piatti. Ma ricorderò sempre anche i fatti più belli, dei “grazie” alla fine del servizio, dei sorrisi dei bambini con cui abbiamo giocato e scherzato presentando l’ambulanza in una scuola elementare, la stretta di mano di un vecchietto con cui abbiamo appena terminato la partita a briscola alla casa di riposo. Non solo emergenze, ma anche partite di pallone tutti assieme, pizzate, feste, gavettoni e chi più ne ha più ne metta. Ogni esperienza ti insegna come è la vita, ti insegna a vivere la vita, ti insegna ad amarla.
“Ma perché lo fai?” “Perché gratis?” “Perché ti piace tanto?” ecco in questo testo le risposte.
La Croce Rossa mi ha dato una famiglia, mi ha dato amore, mi ha dato passione, mi ha dato esperienze.
E tutto questo gratis.
In questo viaggio all’orizzonte non vedo la fine. Vedo oceani da solcare, mari da navigare, tempeste da affrontare, sentieri da intraprendere, montagne da scalare e persone da conoscere.
E io sono pronto. Pronto e determinato a continuare questo magnifico viaggio.
(To be continued…)
P.s. Avevo già provato a trattare l’argomento ma l’articolo precedente non mi aveva soddisfatto e l’ho eliminato. Lo scopo non vuole essere il tipico racconto strappalacrime, non vuole denunciare nessuna criticità sociale (questo mi prendo lo sfizio di farlo con articoli a parte), non vuole essere propaganda per la Croce Rossa (per quanto spero vi faccia venire voglia di provare anche a voi). Questo testo vuole riprodurre solo una cosa: la realtà.
L’articolo è l’integrazione di un precedente mio post su Facebook che avevo scritto in onore della Croce Rossa di Parma per la Medaglia d’Oro nel riconoscimento cittadino “Sant’Ilario” e vuole essere l’introduzione di una serie di scritti sulle esperienze che ho vissuto e che meritano di essere raccontate. Spero di avere la forza e il coraggio di continuare a scrivere.
Dedicato a tutti gli amici soccorritori.
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