PsichiatricaMente – Un Vincent che ama la pazzia

Prendimi. E portami via. Portami in un cielo dove vi è luce, dove si vola senza vento, dove non vi è la puzza di plastica bruciata, dove non vi sono centrali nucleari scoppiate che ti squarciano la pelle. Ma le radiazioni le voglio, voglio scosse elettriche nel cervello, voglio bruciare di vita, ardere di entusiasmo… sì, lo voglio e non è quel “sì lo voglio” che diciamo ad un matrimonio, è quel “sì lo voglio” perché voglio te e soltanto te. cara la mia mente deviata, perversa Ma più viva che morta.

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In mezzo al caos – Casini, pensieri ed emozioni raccontati da Martina Cortopasso

Già la copertina lo definisce nel modo giusto: un racconto.

Questo libro piace, sì piace molto, perché è il modo migliore di occupare due ore in cui ti vuoi rilassare. La cosa che mi ha colpito di questo libro è come lo vivi. Viste le dimensioni e la trama lo vivi esattamente come se stessi guardando un film. Il tutto proiettato nella tua testa.

Un libro che al primo colpo leggi velocemente, tutto d’un fiato perché vuoi capire alcune cose. Fatti appositamente non chiari nelle prime pagine, anzi celati fino quasi alla fine e tu vuoi capire.

Poi lo rileggi per assaporare la bellezza di alcune frasi.

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La storia di Robin. Un sacchetto di plastica nella “Giornata mondiale senza sacchetti di plastica”

Robin è un sacchetto di plastica.

Sì, ha un nome, perché abita nel negozio “Robin Hood”, un minimarket di giocattoli per bambini. È un negozio molto grosso perché si trova vicino ad una delle più grandi spiagge Italiane, dove centinaia di bambini giocano, fanno castelli di sabbia, partite a Beach volley, serate tutti assieme davanti ad un fuoco e balli nella notte.

Oggi è il giorno di Robin.

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L’11 settembre visto da un bambino di 6 anni. Cresciuto a panini al ketchup, giornali e lezioni di vita

Era l’11 settembre del 2001.

Io, a soli sei anni, ero coricato in mezzo alla cucina della zia paterna che mi stava preparando la merenda. Ricordo ancora che mangiavo pane e ketchup. Già a sei anni la mia cultura culinaria era disgustosa.

Guardavo il mio programma preferito. La Melevisione. Nonostante non abbia nulla a che vedere con questo articolo, vorrei sottolineare che era una generazione diversa, che era una generazione nutrita a compiti e televisione, nutrita di programmi simpatici e le decine di libri di Geronimo Stilton. Non esistevano gli smartphone, non esisteva la monotonia dei social. Ma la bellezza di una merenda con la zia. Anche se al sapore di ketchup.

Bambini, milioni di bambini, incollati a rai 3 quel giorno videro la storia. Qual giorno che cambiò la storia con il più grave attentato mai fatto in tutto il mondo.

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Vita viva

Sospiri d’anima saranno le mie parole: bisbigli, mormorii e sussurri che vogliono gridare entusiamantemente nel silenzio più assordante, ruggendo feroci, urlando quanto il dono della vita sia prezioso.

L’inizio con un pianto, tra le braccia della propria madre, della donna che più ti ha desiderato, come già detto è solo la partenza.

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L’esame più difficile

Ore 21,30
Biblioteca della facoltà di Medicina G.Ottaviani, Parma.
Davanti a me due libri aperti, una dispensa, gli appunti e ogni sorta di cancelleria disponibile sparpagliata sul tavolo.
Disperazione.

Tanta.

Sessione estiva
Non si molla un cazzo!

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Una notte in Hotel – M.F. fotoreporter

<Cioè, io conosco il presidente degli Stati Uniti, i maggiori esponenti dell’esercito più potente del mondo e milioni di soldati mi hanno stretto la mano. Navigo da 50 anni. Ho il potere di lanciare bombe atomiche, e di comandare navi da oltre un miliardo di dollari. Ma oggi ho dovuto prendere l’aereo. Noia assoluta. Il vento non ti scuote i capelli, non senti il profumo del mare, non senti il rumore della nave, non senti nulla, non vedi nulla in aereo. Se non panorami mozzafiato che sì, mozzano il fiato ma sono anche sempre gli stessi. Mare e terra dall’alto>.

Per continuare a leggere il mio testo di fantasia non siete nel posto giusto! Ma dovete andare nel blog del fotografo che mi ha regalato questo scatto!

https://fmfotoreporter.wordpress.com/2019/09/07/una-notte-in-hotel/

Bianca come il latte, rossa come il sangue – Recensione

“La libertà ci permette di sognare e i sogni sono il sangue della nostra vita, anche se spesso costano un lungo viaggio e qualche bastonata”

“Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta accanto. Per questo sono al mondo”

“L’amore non esiste per renderci felici ma per dimostrare quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore”

Leonardo, Silvia e Beatrice. E un professore detto “Il sognatore”.

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‘Cause you are my medicine When you’re close to me

Le note. La musica. Le parole.

Lente, veloci, continue o interrotte sono frecce nelle nostre anime, con le loro esitazioni, con le loro esclamazioni, con i loro momenti di estremo entusiasmo e di fugace tristezza. Di impossibile comprensione e di una sincerità fuori dal comune con quello che ci fanno assaporare, con quello che ci fanno provare nei nostri cuori, nelle nostre piccole anime, che saranno pure infime o socievoli ma si muovono a ritmo di musica si muovono con quelle parole che le stesse canzoni donano, cedono, ti colpiscono come uno sciame di frecce tirate dal cielo alla terra.

La musica è questa. Un dono di sinfonie, dolci e delicate, o aggressive e incazzate, composizioni che ci danno forza, che rispecchiano la nostra stessa anima, che urtano i nostri sentimenti e li smuovono con ardore, impugnandoli, scuotendoli.

La musica è questa.

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30 e lode in figure di merda

Silenzio.

Sessione estiva.

Libri sul tavolo.
Appunti sui libri.
Caffè sugli appunti.
Sparpagliata davanti a me tutta la cancelleria che ho raccattato dal fondo della borsa.

Gli occhiali appannati.
Gli occhi appannati.

La stanchezza.
La gocciolina di sudore che cola lungo una tempia.

Le mosche che mi ronzano attorno come piccoli avvoltoi, fiduciose che presto il caldo mi avrà stroncato e potranno banchettare con la mia carcassa.

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Una rinuncia… per amore!

Eravamo in crisi… è vero. Ci vedevamo sempre meno, mai un messaggio reciproco, mai anche solo una notte assieme: io con i tuoi libri in mano. Non vi sarà più l’ansia di un esame assieme, della voce di un tuo professore che mette agitazione e paura, niente più domande, i pomeriggi in reparto o in ambulatorio.

Oggi con un messaggio, anzi con un foglio con tanto di marca da bollo, ci siamo lasciati.

Addio Medicina.

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Pensieri indescrivibili

Ci sono cose che non si possono descrivere a parole.

Sono dentro di te. E basta.

In un abisso fatto di sangue nelle profondità del tuo cuore vi è la bellezza del vissuto, la bellezza della consapevolezza di sentirsi vivi, la bellezza di ciò che qualcuno ci ha donato: la vita.

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L’inizio dell’anno è oggi!

Per quasi tutti l’inizio dell’anno è il primo gennaio.

È vero, ci sono i Cinesi che non ho ancora capito quando lo festeggiano.
Anche altre culture festeggiano un po’ qui e un po’ là.

Poi ci siamo noi: i fan di Harry Potter.

Per noi l’inizio dell’anno è oggi.

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