Ci sono cose che non si possono descrivere a parole.
Sono dentro di te. E basta.
In un abisso fatto di sangue nelle profondità del tuo cuore vi è la bellezza del vissuto, la bellezza della consapevolezza di sentirsi vivi, la bellezza di ciò che qualcuno ci ha donato: la vita.
Nascosta lì in quell’oceano pulsante, in una mente infinita come il creato perché per concepire l’infinito bisogna essere infiniti dentro.
In un corpo così debole, fragile, capace di amare, odiare, piangere e gioire.
È tutto lì. Una chimica fatta di amore e odio, una chimica fatta di gioia e dolore.
Passano le stagioni, il caldo e il freddo e tutto rimane gloriosamente immutato. Un’alchimia, una magia qualcosa di inspiegabile come quando dal nulla versiamo lacrime, lacrime che non capiamo se siano di felicità o di tristezza, quando dal nulla, così in un attimo capiamo di essere vivi.
E proviamo il tutto. E proviamo tutto. Cadere, rialzarsi. Nascere e morire. È tutto lì nell’indescrivibilità di un momento. Ci siamo e non. E il bello è quando ci siamo. Cadiamo, inciampiamo nei sentimenti, nella poesia, nella pioggia di emozioni che qualsiasi cuore può provare, cadiamo nell’amore, nell’odio, nella gloria.
Un sussurro che ci fa volare, un no che ci uccide, un forse che ci blocca e ci lascia a mezz’aria, sospesi nell’incantesimo del momento. E sono tutte banalità perché tutti siamo capaci di provare queste sensazioni, tutti ci smusiamo, ci esaltiamo, sprofondiamo in quello che è un abbraccio di tenerezza che ci fa addormentare felici. Ma nella vita è difficile descrivere tutto ciò a parole.
Descriviamo quello che vediamo, ma l’emozioni non sono visibili se non al cuore. Per questo è bello scrivere con il cuore, chiudere gli occhi e toccare la tastiera mettendola direttamente in collegamento con l’anima. E poi la paura, la paura di non riuscire, di non essere capito, di essere ancora una volta terribilmente banale.
Perché ho già scritto tanto di sta roba e ogni volta ci capisco sempre meno. La paura nera, che ti acceca, che rabbuia la vita, quella paura di rimanere soli nel silenzio a pronunciare parole che per gli altri non hanno senso compiuto, la paura che la tua anima non sia capita. Questa è la mia più grande paura.
E ancora la follia, quella che ci vuole sempre nella vita. La follia è la strada per la felicità. Ma se tutti fossero folli nessuno lo sarebbe. Ognuno è folle a modo suo, chi nello scrivere, chi nello studio, chi nella vita di relazione. Si può descrivere tutto ciò? C’è chi ci prova con la musica, chi con le lettere chi con l’arte. C’è chi ci prova con l’amore, raro e trascendentale, figo e strafigo.
E si ama l’amore stesso, perché ci dà la forza per andare avanti, la forza per chiudere porte e aprire portoni. Non parlo solo dell’amore di coppia, ma di tutto quello che fa girare il mondo: amicizie, rapporti fraterni, madri che amano il figlio eccetera eccetera eccetera. Non ho voglia di parlare d’amore perché è così potente, ma così pericoloso. Ci può uccidere e far rinascere, ci può far capire la fragilità della vita, l’indispensabilità del rapporto umano. L’indispensabilità del rapporto umano. Noi li cerchiamo gli altri umani, l’umanità dell’umanità cerchiamo, cerchiamo spalle su cui piangere, mani da stringere e gente da trombare.
Alla fine la vita è bella per questo.
Perché ci sono cose che non si possono descrivere a parole. Ma che mandano avanti il mondo.