La fortuna, il sogno e il trucco

Un giorno felice me ne andai in bici,
il sole splendeva e la mia fiamma accesa.
Era come un fuoco dolce suonato da un saggio:
La fortuna era solo di passaggio.
Pensavo e pensavo con la paura in mano, di perdere
la gioia di questo fuoco rosa come un sogno che riposa.
Poco dopo il sogno passò e al freddo mi ritrovò,
Il sogno non era fortuna, ma una rara duna di un deserto piatto,
Se fossi sempre felice: sarei matto.

Ci sono giorni che vorresti rivivere, e li rimpiangi.
Tutti noi li abbiamo.
Ma solo un eroe riesce a vivere l’infinito del presente
perché sa che ogni istante, se vissuto intensamente,
è sempre più bello perché hai imparato a vivere.
Vivere le emozioni che solo se ci siamo le viviamo.
Come tutte le cose se le affrontiamo ne usciamo più forti.
Così è la vita e così le emozioni.
Dobbiamo imparare ad ascoltare e diventeremo maestri del Cuore,
maestri dell’Amore e Cavalli Selvaggi di un’Anima piena.
tutti si chiedono: come si fa a riempire?
Come una scatola dei ricordi che quando la apri piangi.
Solo mettendo le cose più belle la scatola acquista valore.
Mettici i baci, le carezze, la tua passeggiata, la tua musica,
mettici la gentilezza dei tuoi gesti e le tue belle parole,
mettici il bello perché a te piace il Bello.
Quando ci divertiremo a fare la cosa più noiosa,
allora sì: abbiamo trovato la Felicità.

Poesia e Riflessioni di Gianluca Botturi

Pubblicità

La voce di una sardina (orgogliosa di esserlo) a Parma

Sardine, ci chiamiamo così. Noi giovani che non ci vogliamo legare. Che per noi la Lega non esiste. Io me la ricordo la Lega, mi piaceva pure. Mi ricordo ancora quando ero un adolescente con la voglia di bere, magari di fumarsi una canna, magari di votare Lega Nord. Ah, sì si chiamava lega Nord e la Padania era uno stato a parte. Nel mondo delle storie mistiche dove gli dei mitologici erano simboli politici, dove l’acqua del Po era da considerarsi acqua santa e dove il mitico Umberto Bossi ai comizi di Pontida urlava “La Lega vince, terroni di merda”. Era così il mondo. Poi è arrivato il Padano Salvini che ha allargato la Padania a tutta Italia. E guai a non essere italiano, “Prima gli Italiani”. E via con tutte quelle mosse che un politico un po’ furbo e un po’ maldestro fa. Furbo perché con i selfie si mostra vicino alla gente, vicino alle persone, uno che va in spiaggia a ballare per fare politica anche lì. Ma Salvini ha sbagliato ancora, ha sbagliato a impugnare il Rosario, a chiamare la Madonna come se fosse sua mamma e a dire un sacco di cazzate, dimostrando un QI basso oltre che un pessimo orientamento umano. Tanto da convertire una persona, io, nato di destra e adesso il più lontano possibile da quella posizione. Si parla tanto di umanità, di diritti, di lavoro, ma si parla solo di Italiani. Come se il non essere Italiani, o al massimo non Europei, ci rendesse meno uomini. Non sei uomo se hai la pelle scura e il tuo dio non si chiama Dio. È così che vedo la Lega. La Lega che non ci lega. Non mi voglio legare ad essa perché è di quell’ideologia che non ci vede tutti uguali, che ci vede sempre più i primi della classe, che ci vede sempre più in alto. Sbassiamoci. A dare una mano a chi ne ha davvero bisogno. Noi giovani dobbiamo entrare in politica, perché la politica ci riguarda e noi sardine, sì perché noi siamo sardine, dobbiamo lottare contro quelli squali che piuttosto che farsi valere venderebbero la propria madre, che ripeto non è la Madonna. Poi “Io sono una donna”: brava che ne sono 5 miliardi nel mondo. E non perché tu sei una madre, sei cristiana (che poi i cristiani hanno tutti un altro modo di porsi), perché ti chiami Giorgia sei più furba delle altre. Urlare in un palco è voler rappresentare benissimo chi si vuole imporre urlando. Perché voi avete paura, perché voi avete il terrore di essere messi da parte in un mondo che vede più in luce la bellezza dei diritti rispetto alla prepotenza di chi si impunta. Un mondo che non dovete scrivere voi, ma che dobbiamo scrivere noi, noi giovani, che abbiamo nel Dna il vostro futuro, che saremo cittadini italiani, e non Fratelli, non Cugini o qualsiasi altro grado di parentela che ci unisce simbolicamente. Io mi sento più fratello di un Negro (ah vi brucia se scrivo così? Ma voi li chiamate così!) che lotta per i diritti umani in qualsiasi parte del mondo. Io da piccola sardina oggi mi do il mio da fare. E lo faccio da una tastiera del Pc. Per coinvolgere voi giovani, voi adulti e voi vecchi. Piano piano dobbiamo farci valere, ed essere liberi di nuotare. Come sardine in mare!

DAE – Dammi Altra Energia

La giornata è quasi finita.

E tu sei qui con me.

Compagno di vita, amore incondizionato per tutti gli aiuti che mi dai.
Ti fisso.
Ti parlo.
Ti tocco.

Ma all’improvviso il tuo volto si oscura.

All’improvviso la luce nei tuoi occhi sembra venire meno.

Mi preoccupo
Ed è allora che ti prendo.

Continua a leggere “DAE – Dammi Altra Energia”

Ti penso anche quando non ti penso

Ti penso anche quando non ti penso.
Eppure lo giuro: non ti penso mai.
Osservo il sole del mattino.
Un messaggio su Whatsapp.
Le mie mani fredde, il volto gelido, eccetera eccetera.
L’odore di un bar che sa di caldo, sa di colazione.
La mia firma nel ventre di una lettera.
Firme sotto l’ultima riga.
Una risata in lontananza che grida la felicità nella sua espressione.
Profili di profilo in cima ai marciapiedi, del fiore di vita sono la spiga.
Macchine che scorrono nei parcheggi.
Ragazzi che si tengono per mano.
Note di gioia, rumori di echeggi.
La noia di un divano.
La noia di una vita.
L’incrocio di respiri.
Incrocio di dita.
Rumori di salotti.
Rumori di notifiche.
Tremori di rapporti, quelli che si son rotti.
Bellezza quella alta nelle classifiche.
E l’orrore dei disastri in televisione.
Vorrei vivere di soli baci.
Vorrei odiare l’esclusione.
Ma la bellezza è in quel mentre in cui mi piaci.
E ci scappa in tutti i pensieri.
Ti penso anche quando non ti penso.
Eppure non ti penso mai.

Tramonti social

Dal primo Insta(nte) del mattino, da quando ci svegliamo all’alba, siamo sempre alla Ricerca di rapporti umani, di rapporti Social(i), in cui sentirci vivi e valorizzati. Abbiamo bisogno di Condividere momenti tristi e divertenti in una Galleria di emozioni fortissime. Abbiamo bisogno di scrivere la nostra Storia, di mettere Like ai nostri sogni. Così alzandoci ci attacchiamo ad uno schermo, prendiamo in mano lo smartphone e diamo il buongiorno a chi siamo più legati. Un Telegram(ma) di vita. Mandiamo un “Ciao”, urliamo un “Hey” (magari anche a Google), un Invio di saluti e abbracci ad ogni persona a noi cara, alle singole persone che amiamo nella nostra vita. Un mare di Ricordi ci viene alla mente. E il sorriso si allarga alla prima Risposta che il cellulare ci Notifica. Passiamo la giornata legati a Social, legati a messaggi istantanei che noi viviamo come rapporti intensi e inviolabili. Viviamo in quello che crediamo essere un mondo pieno di persone tutte con un puntino verde attaccato alle braccia o con un ultimo Accesso recente. Le persone vive sono Online. Ma aprendo gli Access(i) chiudiamo i ponti. Ci mostriamo App(artati) nella nostra inclusione sociale. Ma mai un abbraccio, mai due voci che si gridano contro, mai un bacio che ci fa capire di essere vivi. E non in Streaming.  Mai uno scambio di affetti (nemmeno su Netflix), affidando la nostra vita sociale ai social. Sempre dietro a scrivere Stati(camente) seduti sul divano. Ad un Live(llo) di socialità bassissimo. Quando dovremmo prendere in mano le nostre vite e correrci in contro dal vivo. Vivere anche leggendo i Book (non solo quelli Face e quelli Fotografici), apprezzando l’arte e soprattutto il valore della vita. Rimaniamo Statici nel nostro mondo. Un mondo in cui non ci abbracciamo mai, in cui non ci diamo baci e come nella più bella delle opere d’arte le nostre dita non si toccano mai. E allora è il tramonto.