Il signor P

Ore 23.
Tornavo a casa dopo un lungo pomeriggio stressante passato a studiare e ripetere.
Con il mio fuoristradino abbastanza ignorante.
La fatica negli occhi e nell’anima.
Guido prudentemente, soprattutto la sera dove gli occhi sono un po’ più stanchi.
Le strade poi sono affollate il sabato, zeppe di giovani che si rincorrono tra un locale e l’altro, troppo spesso con il fischio nelle orecchie per la musica troppo alta e il bicchiere troppo pieno.
Io invece forse sono troppo prudente.
Cintura.
Vado piano.
E difficilmente sorpasso.
Tipo Ned Flanders.
Lascio sempre attraversare chi ne ha bisogno, con un gesto di cortesia sempre più raro nelle nostre strade.
Quando vedo lui.
Ritto in piedi a pochi metri dalle strisce pedonali.
Suppongo sia un uomo anziano, intimorito ad avvicinarsi anche solo al ciglio della strada.
Chissà da quanto aspetta poveretto.
Rallento.
Lo osservo meglio.
Pantaloni scuri, penso neri.
Una giacchetta grigia che mette in evidenza un po’ la sua gobbetta.
Rallento ancora.
Non capisco bene cosa abbia in testa, forse un buffo cappello o forse sotto la giacca tiene una felpa blu.
Comincio a chiedermi se conciato così possa essere davvero un vecchio o uno dei tanti spacciatori che bazzicano la zona.
Orma sono fermo davanti alle strisce pedonali.
Ma lui è lì impassibile.
Gli faccio cenno con una mano di passare in un atto di estrema gentilezza.
Impassibile.
Guardo meglio.
E niente era un parchimetro.

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Indovina Chi!?

Facciamo una partita ad “Indovina chi”?
-Sì ma con me perdi subito!-
Mi piacciono le sfide
Così tiriamo fuori il gioco e lo apriamo.
Parto io.
Ha il nome di una radio?
-Cosa?-
Ha il nome di una radio?
-No, non credo-
Perfetto non è Maria. Tocca a te.
-Dunque… è biondo?-
Dipende. Tinto o naturale?
-Ma da cosa lo capisci?-
Beh, nell’immagine si vede.
-Piantala di dire cazzate. È biondo?-
Diciamo di no.
Tocca a me.
Ha il nome di un ex ministro coglione?
-Non lo so, ma che domanda è?-
È Matteo?
-Ma Renzi o Salvini?-
Sono coglioni entrambi. È Matteo sì o no?
-No-
Abbasso un altro tassello.
Il mio amico mi chiede se è anziano.
Dico di no e abbassa tre tasselli.
Di cognome fa Watson?
-Ma cazzo, stai scherzando?-
Dimmi sì o no.
-No-
Bene non è né Jhon né Emma.
Il mio amico mi guarda tra lo scandalizzato e il divertito.
Poi fa la solita domanda: ha gli occhi azzurri.
No. Tre caselle in giù.
Tocca a me.
Ha il nome di uno degli ultimi tre papi?
-Cosa?-
Così escludo Francesco, Giovanni, Paolo e anche Benedetto anche se non c’è!
-Ma tu tutti i giochi li fai così?
Così come?
-Lascia perdere. Tocca a me. Ha gli occhiali?-
No però ha le lenti a contatto.
-Come fai a dirlo?-
Eh non si vedono.
-Lascio perdere! Tocca a te-
È un santo che ti porta il liquore sotto una valanga?
-EH?-
È Bernardo?
-Sì hai vinto!-
Immaginavo.
L’ironia e la creatività fanno vincere sempre!
Anche ad “Indovina chi!”

DAE – Dammi Altra Energia

La giornata è quasi finita.

E tu sei qui con me.

Compagno di vita, amore incondizionato per tutti gli aiuti che mi dai.
Ti fisso.
Ti parlo.
Ti tocco.

Ma all’improvviso il tuo volto si oscura.

All’improvviso la luce nei tuoi occhi sembra venire meno.

Mi preoccupo
Ed è allora che ti prendo.

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Padre e figlio alla cassa

L’indecisione è un problema del mondo.
Ovunque tu metta piede, ovunque tu sbirci per una veloce esplorazione vi sarà sempre indecisione.
Anche in un supermercato.
Io e mio padre vi siamo andati per fare una sorpresa alla mamma.
Una promozione di fiori vi era oggi a Panorama.
Solo due pessimi soggetti possono comprare dei fiori in un supermercato.
È lì eravamo d’accordo.
Un mazzo di girasoli.
Di quelli geneticamente modificati che durano in un vasetto anche un mese e mezzo.
Sperando che non siano radioattivi.
Ma vabbè questi sono piccoli dettagli.
Prendiamo i fiori.
E andiamo alla cassa.
O meglio alle casse.
Vi sono solo due tavole con le cassiere aperte.
La 7 e la 8.
Io mi dirigo verso la 7.
Mio padre con la nostra poca spesa verso la 8.
Nella 7 avrei davanti tre persone. La 8 ha solo una persona davanti.
Siamo indecisi.
In che cassa andare.

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L’esame più difficile

Ore 21,30
Biblioteca della facoltà di Medicina G.Ottaviani, Parma.
Davanti a me due libri aperti, una dispensa, gli appunti e ogni sorta di cancelleria disponibile sparpagliata sul tavolo.
Disperazione.

Tanta.

Sessione estiva
Non si molla un cazzo!

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30 e lode in figure di merda

Silenzio.

Sessione estiva.

Libri sul tavolo.
Appunti sui libri.
Caffè sugli appunti.
Sparpagliata davanti a me tutta la cancelleria che ho raccattato dal fondo della borsa.

Gli occhiali appannati.
Gli occhi appannati.

La stanchezza.
La gocciolina di sudore che cola lungo una tempia.

Le mosche che mi ronzano attorno come piccoli avvoltoi, fiduciose che presto il caldo mi avrà stroncato e potranno banchettare con la mia carcassa.

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Un esperto alla Comet

Comet di Parma.
Stavo tranquillamente osservando i cellulari in esposizione, leggendo i prezzi e confrontando le varie caratteristiche tecniche, le promozioni e tutte quelle cose fighe che fanno per attirare i clienti.
In oltre stavo anche osservando con fare da marpione una commessa decisamente molto carina, ma questa è un’altra storia.
-Mi scusi… mi scusi, lei giovanotto!-
Mi giro.

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L’amore ai tempi di FligthRadar24

Premetto.
Questa storia potrebbe essere non vera.
E la fantasia superare di gran lunga la realtà.
Potrebbe…
Era luglio.
Forse agosto.
Che ne so. Faceva caldo in quel periodo. In quella serata dal cielo limpido. Puro. Sidereo.
Dove le stelle e la luna dominavano su tutto. Non c’era una nuvola, solo una bella arietta che sfiorava la pelle e rinfrescava l’ambiente dalla calura.
Ed io ero lì. 
Con lei.

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Una lettera per una ragazza… alla persona sbagliata!

Sei felice.
Sei un giornalista (più o meno).
Sei felice.
Stai uscendo con una ragazza (più o meno).
Sei felice.
Più o meno. 
Almeno lo eri fino alle 18.22.

Poi il tuo cuore deve essersi fermato.

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