Giornata Mondiale della Salute Mentale

10-10-20-20
L’hanno fatto apposta.
Per gli ossessivo compulsivi questa è una gioia.
Oggi infatti è la loro giornata mondiale.
Ma non solo per loro.
Lo è un po’ per tutti.
Infondo tutti siamo un po’ disordinati.
Oggi è la Giornata Mondiale della Salute Mentale.
Se avete un amico un po’ psichiatrico fategli gli auguri.
Qui si scherza. Psichiatrico al giorno d’oggi è quasi un insulto.
Ma neanche tanto…
Anzi si.
Disordine.
Infondo siamo tutti un po’ disordinati.
Io lo sono molto, molto più degli altri, non metto a posto mai i vestiti che mi tolgo, non lavo i piatti dopo cena e occupo due parcheggi con la macchina quando la posteggio.
Ma il mio disordine fisico cade spesso in disordine mentale.
Ci sono momenti che non collego, ci sono momenti che vedo tutto in negativo, che vedo tutto deprimente, oppure se vedo una ragazza me ne innamoro subito o al contrario la odio. Ci sono momenti che mi sento Dio, che sento che posso controllare più del possibile gli spazi e il tempo, ci sono momenti che non ho paura di niente, nemmeno di morire, e sono i momenti più pericolosi.
Negli anni, soprattutto negli ultimi sei, non ho goduto di buona salute… mentale.
E può capitare a tutti.
Chi si deprime, chi non riesce ad organizzarsi, c’è chi incontra la persona sbagliata nel momento giusto e chi quella giusta nel momento sbagliato.
C’è chi tenta il suicidio, anche più di una volta, c’è chi non mangia e chi beve e fuma troppo.
C’è chi non ama la vita, c’è chi non ama nessuno.
Il mondo è sovraffollato di psichiatrici.
Ma in fondo tutti un po’ lo siamo.
Io vedo dei codici 05 (codice per indicare in ambulanza un caso psichiatrico) un po’ ovunque.
Rimango io il più pazzo che scrivevo lettere d’amore ad una ragazza e le firmavo “Tuo 05”.
Odi et amo.
Odio e amo.
Odio la mia pazzia e poi la amo.
Che poi pazzia non è una diagnosi. Esistono diagnosi per tutto. E io ne ho una.
I dettagli non sono importanti, ma soffro anche io di una patologia mentale.
E allora carissimo perché scrivi questo lunghissimo stato, per vantarti che sei matto? O per scatenare compassione e beccare un treno (già proprio un treno) di like?
No.
Scrivo perché oggi è la giornata della Salute Mentale.
Non della Malattia Mentale.
E dai problemi ci si può saltare fuori.
In primis capendo, realizzando di avere un problema.
C’è chi lo nega, chi se ne vergogna tantissimo, chi non ha il coraggio di realizzare di avere un problema.
Il primo passo è ammetterlo.
Il primo passo per risolverlo.
Le malattie mentali sono terribili, creano una confusione o stati d’animo veramente terribili. La depressione, la schizofrenia, la psicosi (e l’elenco è ancora lungo), creano una serie di problemi che non ti permettono di vivere una vita normale, di avere relazioni normali o semplicemente di seguire una routine.
C’è tanto disordine.
C’è malattia.
Ma la salute si ottiene curandosi.
Affrontando il problema.
Prendendo qualche pillola.
Parlando con dei professionisti, medici e psicologi, ma anche solo con amici.
Il primo passo è non nascondersi.
Il primo passo per vivere è vivere.
Vi racconto un aneddoto.
Ero dalla mia psichiatra (si perché una volta ogni due settimane facciamo una visitina) e le dissi: quanto sono malato?
Mi aspettavo una risposta da medico, con una diagnosi, una terapia e una prognosi.
La risposta fu: sei malato solo se vuoi esserlo.
E mi sono illuminato.
Negli ultimi mesi ho studiato, fatto esami, scritto perfino un libro, e incontrato tanti amici.
Mi manca solo la fidanzata ma ci sto lavorando.
E lì ho capito tutto.
Dipende tutto da noi.
Il disordine si può mettere a posto, i piatti si possono lavare e la macchina la si può parcheggiare bene.
Dipende tutto da noi.
Nel farci aiutare.
Nel seguire qualche consiglio.
E una terapia. Che può essere anche solo a parole.
Oggi è la Giornata Mondiale della Salute Mentale.
In tanti non verranno neanche toccati da questa data.
Io sì.
Perché quella Salute, di cui oggi è la ricorrenza, io me la sono ripresa indietro.

La pecora che voleva morire

La pecora urla, la pecora si dispera
Inizia così il racconto di stasera
Che filastrocca non è, ma è una storia vera
Tutte le fiabe in una raccolta
Inizian con “C’era un tempo, c’era una volta…”
Ma questa fiaba non è: quindi ascolta!
Come dicevo la pecora urla, la pecora grida
E nonostante la vita a lei sorrida
Si tratta di una pecora con istinto suicida
“Di cosa hai paura bella bestia?”
Le chiedono i suoi amici con un po’ di molestia
Ma la pecora risponde senza modestia
“Voglio morire la voglio fare finita,
Da questa vita sono sfinita!
Mi sento un po’ persa un bel po’ smarrita”
“Non temere sei una pecora non un coniglio”
Le dicono le amiche dal loro giaciglio
Ascolta noi che ti diamo un consiglio
“Sono distrutta, son disperata!
Di un pecoron mi sono innamorata!
E lo stronzo non mi ha mai amata”
“Ma cosa dici, sarà mica vero?!
Dove si trova in questo maniero?
Che da pecora bianca il tuo color non diventi nero!”
Le pecore nere non sono ben viste
Come se le colleghe fossero razziste
Una pecora nera è una pecora triste
La pecora disperata dice quindi alle amiche
“Noi lavoriamo quasi quanto formiche
Che ne sarà or della mia psiche”
Ma nella cascina c’è un bellissimo gallo
E dietro di lui c’è anche un cavallo
Poi pure un somaro col muso un po’ giallo
Si radunano assieme dalla pecora depressa
All’interno dalla cascina e rimessa
E le dicono con voce perplessa:
“Di cosa ha paura la tua bellissima lana?
Il primo amor spaventa e allontana
Ma non esser schicca come un’umana
La vita è bella, uno spettacolo maestoso
Ed è bella lo stesso anche senza moroso!
Ma non è solo uno spettacolo grazioso,
è uno spettacolo stupendo!
Che non devi buttare morendo
Con tanto amor te lo stiamo dicendo
 Bada a ciò, bada a questo!
Non badare al resto…
Che dopo tutto l’amore intenso brucia presto.

… et amo!

Uno sguardo.
Voi vi assomigliate terribilmente. Siete uguali. Stessi dettagli curati con un design simile tra di voi. Il vostro volto cambia solo per sfumature, centinaia di colori che vi dipingono le bellezze del profilo.
La pelle ruvida. Quasi piacevole da carezzare.
Un profumo. Un po’ secco, ma molto amato, tutto sommato gradevole.
Il nostro rapporto comincia così.
Con una carezza, con i miei occhi che apprezzano i dettagli, che sono quasi avidi di volerli vedere tutti. Li si vuole apprezzare, li si vuole scorrere, li si vuole amare.
Le mie mani ti impugnano. Ti afferrano quasi con impazienza.
Sì il momento che vivo con voi è così. Si vorrebbe scoprire tutto e subito ma al tempo stesso assaporare le mille e mille sfumature di una profonda bellezza, di ciò che si ama e che si desiderava da incredibilmente tanto tempo.
E così ci apriamo. Tu ti apri con me ma io mi apro con te.
La tua intimità diventa parte integrante della mia e viceversa. Viceversa. La parola che dice tanto ma veramente tanto di noi. Tu dici una cosa, io la penso. Io penso una cosa, tu la ripeti con parole tue, ma spesso la cambi. Ne cambi il finale. Il finale di una frase così bello da scoprire, così bello da vivere.
Ho fretta. Tu hai tranquillità.
E al contrario quando tu hai fretta vorrei che fosse tutto più tranquillo.
Ci si ama così. In quello che può essere un minuto o in quella che può essere una giornata.
E tu ti apri sempre di più. E io ti esploro. E io ti vivo.
E, e, e e e. Tutto così di corsa. Ma una corsa al rallentatore.
Colori.
Profumi.
Luci ed oscurità.
Freddo e caldo.
Persone, ricordi, amore, odio, fame, sete, noia, felicità. Tu mi dai tutto questo.
E io ti vivo con impazienza ma al tempo stesso vorrei assaporarti fino alla fine. Fino all’ultimo.
Tu mi prendi. E mi porti con te. Mi porti nel tuo mondo, mi porti su una spiaggia lontana, nel più profondo degli abissi o nel più magnifico universo parallelo. Mi presenti persone, storie, ricordi.
In pochi secondi sono tuo.
Ma tu sei parte di me.
A volte non mi piaci, ma ti voglio assaporare lo stesso.
A volte sei infantile, ma mi fai crescere.
A volte sei noia, ma fai decollare la fantasia.
E non sei solo te. Di te il mondo è infinito.
Io però mi affeziono. Alcuni nomi non me li tolgo dalla testa. Spesso il nome di tuo padre diventa un mio idolo.
Altre volte mi allontano.
E poi avete un lato stronzo.
Mi fate piangere.
Mi fate ridere.
Mi fate impazzire.
Ma decidete voi come farmi vivere.
Io sono innamorato di voi. E voi mi fate amare.
Non siete nulla di speciale ma siete tutto.
Siete i libri.
#GiornataMondialeDelLibro

Così dicevano…

Così dicevano… il 2020 sarà il tuo anno!

Così dicevano… e io il primo gennaio festeggiavo come se fosse l’inizio di qualcosa di meraviglioso, qualcosa che ti lascia senza parole, qualcosa che dà un senso alla tua stessa vita. Ma il senso c’era già. C’era già il senso di aver intrapreso tanti nuovi percorsi, tanti nuovi progetti e di aver portato avanti quelli degli anni precedenti. Per me iniziava come una prova, dove l’obiettivo era dimostrare che quello che dicevano era corretto, che il 2020 sarebbe stato un anno bellissimo, un anno molto positivo. Così dicevano…

Così dicevano… ma poi un virus. Un virus che ha fermato l’intera umanità. E ha fermato anche me. Non mi ha contagiato, ma mi ha influenzato. Mi ha preso le giornate e le ha messe in garage, le ha messe in solaio, le ha messe in un posto dove il tempo si è fermato, dove il tempo ha tolto un senso al tempo stesso. Il tempo prosegue come una condanna in galera, prosegue come una condanna a non poter fare nulla, a sentirsi inutile, a sentirsi con la pena di dover aspettare la fine di un momento che non vorremmo fosse mai iniziato, di un momento che ci sta vietando di vederci, che ci sta vietando di incontrarci, di fare sport, di fare feste che ci sta vietando quasi di vivere. Questo non lo dicevano, non lo hanno mai detto…

Così dicevano… e io come tutti avevo grandi aspettative per il 2020. Sognavo di pubblicare un libro, sognavo di dare tanti esami all’università e perfino di entrare nell’ordine dei giornalisti. Sognavo di riprendere a fare turno in Croce Rossa, magari esagerando sognavo anche di trovare una ragazza che mi amasse e sognavo di vivere una vita migliore di quella degli anni prima, una vita piena di soddisfazioni, un momento magico. Mi avevano detto che avendo pazienza tutto sarebbe arrivato, che avendo pazienza piano piano si sarebbe realizzato tutto, un sogno dietro l’altro nella notte più magica. Ma adesso sto vivendo un incubo, l’incubo di avere tanti desideri e non poterli realizzare, l’incubo di vedere la gente soffrire, l’incubo di vedere il mondo in ginocchio davanti a quello che sicuramente sarà uno degli eventi più importanti di questo secolo. “Nel 2020 ci saranno eventi che non scorderete mai”. Così dicevano…

Dicevano tante cose… ma io come al solito non li ho ascoltati. Non ascolto mai. Non ascolto i consigli, i rimproveri, le dritte e tutto ciò che mi dicono per dimostrarmi il loro bene. Figuriamoci se ho ascoltato quello che dicevano su quest’anno. Io faccio sempre molta fatica ad ascoltare, faccio sempre molta fatica ad applicarmi. Eppure, tutti i giorni mi sveglio presto, faccio il mio dovere di studiare, di scrivere, si leggere e poi vado a letto. In questa quarantena ho riscoperto il piacere di prendere un caffè appena svegli senza fretta, ho riscoperto il piacere di fare colazione con i miei genitori, ho riscoperto il piacere di fare una bella doccia al mattino ma di quelle che durano anche parecchio che ti rilassano. Ho riscoperto il piacere di studiare, ma studiare con calma, leggere gli appunti, riscriverli e se non mi piacciono riscriverli ancora. Ho appreso il piacere di leggere un giornale andando a caccia di dettagli negli articoli, ho riscoperto il piacere di ascoltare una canzone decine e decine di volte di seguito e anche se il gesto non ha molto senso ti dà senso alla giornata. Ho riscoperto il piacere di scrivere. E di scrivere anche in dei momenti imprevedibili in momenti come adesso in cui dovrei fare tutt’altro, in momenti dove in passato mi annoiavo perché avevo tanto da fare ma senza un minimo di senso. Si riscoprono cose nella solitudine, si riscopre sé stessi, si riscopre la bellezza di una videochiamata su Skype come se fossimo distanti anni luce e magari siamo nello stesso quartiere e non possiamo vederci. Come dicevo hai la possibilità di riscoprire te stesso, di scoprire la bellezza della noia, la bellezza di poter leggere un romanzo e di viverlo come se ci fossimo dentro. Dall’inizio della quarantena ho scoperto tante cose, il valore aggiunto di coccolare il cane alla sera, il valore aggiunto di scrivere ad un amico che non sentivo da anni, il valore aggiunto di andare al piano di sotto a prendere un caffè da mia zia per poterla salutare, per poterle essere vicino anche nella sua noia. Ho riscoperto le bellezze di andare a letto presto, di leggere a letto, di mangiare un budino a merenda, di vedere un dvd che non vedevo da anni.
Nel buio della giornata, nel buio della quarantena ho riscoperto la persona di cui vado più fiero: me stesso.

Così dicevano… il 2020 sarà il tuo anno! Ci avevano preso!

Il signor P

Ore 23.
Tornavo a casa dopo un lungo pomeriggio stressante passato a studiare e ripetere.
Con il mio fuoristradino abbastanza ignorante.
La fatica negli occhi e nell’anima.
Guido prudentemente, soprattutto la sera dove gli occhi sono un po’ più stanchi.
Le strade poi sono affollate il sabato, zeppe di giovani che si rincorrono tra un locale e l’altro, troppo spesso con il fischio nelle orecchie per la musica troppo alta e il bicchiere troppo pieno.
Io invece forse sono troppo prudente.
Cintura.
Vado piano.
E difficilmente sorpasso.
Tipo Ned Flanders.
Lascio sempre attraversare chi ne ha bisogno, con un gesto di cortesia sempre più raro nelle nostre strade.
Quando vedo lui.
Ritto in piedi a pochi metri dalle strisce pedonali.
Suppongo sia un uomo anziano, intimorito ad avvicinarsi anche solo al ciglio della strada.
Chissà da quanto aspetta poveretto.
Rallento.
Lo osservo meglio.
Pantaloni scuri, penso neri.
Una giacchetta grigia che mette in evidenza un po’ la sua gobbetta.
Rallento ancora.
Non capisco bene cosa abbia in testa, forse un buffo cappello o forse sotto la giacca tiene una felpa blu.
Comincio a chiedermi se conciato così possa essere davvero un vecchio o uno dei tanti spacciatori che bazzicano la zona.
Orma sono fermo davanti alle strisce pedonali.
Ma lui è lì impassibile.
Gli faccio cenno con una mano di passare in un atto di estrema gentilezza.
Impassibile.
Guardo meglio.
E niente era un parchimetro.

Reportage su infermieri di Parma

Un mio articolo sul giornale dell’Università di Parma che riporta la testimonianza di tre giovani infermieri che lottano nei reparti e sulle ambulanze contro il Coronavirus. Un articolo a mio parere molto interessante che propongo anche qui sulla mia pagina di WordPress. A volte non si può aiutare vivendo delle avventure ma si può aiutare riportandole e facendole conoscere a molte persone. Questo è il mio impegno in quarantena!

Non ora, non adesso!

Non ora, non adesso!
Non è il momento di piangerci addosso!
Non è il momento di dire basta
Di chiudere la nostra vita in una busta
Non è il momento di baci e carezze
Di notti assieme, di gloria e ragazze
Non è il momento di un soffio di respiri
Non è il momento dei beati capogiri
Non è il momento di corse, balli e feste
Guarda il mondo dalle finestre!
Guarda i titoli dei giornali, guarda le notizie
Sintonizza le radio, accendi i tg
Garda le strade, la guerra è qui!
E tutti noi siamo chiamati a lottare
Siamo chiamati a combattere
In camera o in salotto
In cima al solaio o dal piano di sotto
Da casa nostra, dal nostro appartamento
Capisco lo sconforto
Capisco lo sgomento
Si deve lottare dalla finestra
Mai si deve abbassare la testa
Da lì sarà vera lotta
Chiacchierando sul cellulare
Guardando un film
Leggendo un libro
Convivendo con la noia
Né pianti di angoscia né pianti di gioia
Né corse nei prati o per le vie
Tutto sarà fermo, tutto sarà freddo
Della primavera non vedremo la luce
Ma tutto finirà
E saranno grida di vita
Schiocchi di dita
E di canzoni da cantare e da gridare al vento
Della squadra il festeggiamento
E combattendo nella solitudine di gruppo
Ce la possiamo fare
A vincere questa gara
Anche scrivendo delle poesie

#GiornataMondialeDellaPoesia

Tutto questo finirà…

Tutto questo finirà…

Finirà il virus, la quarantena, i telegiornali che danno orribili notizie, che contano i morti e i sopravvissuti di questa epidemia, finirà questa infezione che sta rallentando il mondo intero.
Finirà tutto. Nel migliore dei modi. Ci vuole solo pazienza.
Torneremo a correre per le vie, torneremo in Università e a scuola, torneremo a baciarci.
Torneremo a vedere le partite negli stadi, e perché no a giocarle noi stessi.
Ma il tempo non si perde mai. Non si deve perdere mai.
State in casa, sì, stateci che è strettamente necessario per la fine di questo grosso problema.
Ma non perdete il vostro stile. Metteteci del vostro.
Ammazzate il tempo. Uccidetelo. Fatelo fuori.
Curatevi. Curate la vostra bellezza. Curate tutto ciò che vi circonda.
Amatevi, ma amate voi stessi perché siete voi l’amore della vostra vita.
Prendete soffi di vita, soffi di respiri a piene mani.
Non mollate neanche un minuto.
Leggete. Il mondo è fatto per essere letto. Leggete libri che leggevate da bambini o se avrete sempre letto quelli leggete libri da adulti. Prendeteli a piene mani, sfogliateli, fate il solletico alle pagine, carezzateli e corteggiateli. Leggeteli con avidità come se fosse l’ultima cosa che leggete, leggeteli con una verve che vi farà vivere le stesse avventure incise nere su bianco.
Amate i tempi morti. Curatevi, fatevi una bella doccia ma di quelle che dura anche un’ora, un’ora e mezza. Prendetevi i vostri spazi, fate ordine nelle vostre vite.
Guardatevi un film, ma un film con stile non le solite stronzate che guardate per ingannare il tempo. Guardatevi un film di Benigni, di Fellini, di qualcuno che ha due palle grosse che fanno paura.
E vivetelo, vivete il vostro film, immedesimatevi in un personaggio e anche se conoscete già il finale abbiate delle aspettative. Date alla vostra noia una bellissima trama. Che meriterà anche un sequel.
Ma questo è solo l’inizio.
Prendete in mano il telefono. Chiamate il cugino che non sentite da anni, chiamate l’amico con cui avete litigato, chiamate la vostra ex e chiedetele scusa per tutto il casino che avete fatto. Sfogliate la rubrica del cellulare. È il momento. È il momento di chiedere scusa a coloro con cui avete litigato, è il momento di fare un bello scherzo telefonico ad una persona che non sentite da anni per poi palesarvi e farla ridere.
È il momento. È il momento di coccolarvi. È il momento di stare vicini a distanza, di scambiarvi i pensieri come si scambiano baci, è il momento di farvi carezze con un affetto che può apparire virtuale, ma che deve esserci fino all’ultimo.
Coccolatevi, anche solo per telefono, scambiatevi pensieri come si scambiano le figurine alle elementari, scambiatevi le bellezze di sensazioni, ma anche di dispiaceri, scambiatevi il profondo non la superficie.
Perché la bellezza si nasconde anche in casa, si nasconde dentro di noi.
Poi coccolatevi anche voi stessi. Fatevi una torta, dei biscotti, un mega giga hamburger.
Accarezzate il vostro cane, giocate con lui e se avete un partner o dei figli coccolateli fino allo stremo.
Fate anche cose senza senso.
Ma a cui il senso lo date voi.
Ascoltate la musica, ma non quella che danno alla radio, ma quella che vi fa emergere ricordi molto ma molto piacevoli. Quella musica che ascoltavate al liceo, nelle serate con la prima ragazza per cui avete provato qualcosa. La musica del vostro primo bacio.
Poi fate anche la routine, studiate, leggete le mail, se siete volontari andate anche sulle ambulanze a fare il vostro dovere.
Ma tutto tornerà come prima.
Tutto questo finirà.
Ma datevi un solo obiettivo: godervi anche questa situazione.
Nel vostro piccolo potete farcela.

Tutto questo come è iniziato finirà!
Andrà tutto bene!

Viaggio nel mio mondo… articolo numero 100!

Scrivevo così, quasi per gioco. Come quel giorno che preso dalla foga decisi di aprire un blog qui, su WordPress. Nella mia vita scrivere è quasi sempre stata una routine, ma non una monotona routine, una routine fatta di up and down, una routine quasi allegra da vivere. Scrivo. Sempre. Da quando ho imparato. Scrivo per passione. E adesso scrivo anche per lavoro. Amo scrivere, amo prendere le emozioni, impugnarle con le mani e donarle a voi, a volte con delicatezza a volte come se fossero sberle. Scrivere è diventata una passione.

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L’amore si può toccare

Ho toccato l’amore. E come hai fatto? Ho toccato l’amore ed è stato bellissimo.

L’amore. Indescrivibile. Imperscrutabile. Trascendentale. Eppure io l’ho toccato. Potente. Travolgente. Imprevedibile. Ho toccato l’amore ed è stato bellissimo. Sì, abbiamo capito. Ma come hai fatto?

Due cuori. Due anime. Due corpi. Due menti. L’amore inizia così. Con uno sguardo, una risata, un pianto. Simpatia, complicità, calore umano. Qualche messaggino, una chiacchierata, un bacio che scappa improvviso e inaspettato. Inizia tutto così. Due spiriti che si avvicinano, sempre di più, sempre di più, sempre più vicini. E poi si toccano. Collidono. Una scintilla. Una misera, minuscola, infinitesimale scintilla che varca il confine di una semplice amicizia. E fa scoppiare una bomba. Una polveriera che si annida nel cuore di ognuno di noi.

Ho imparato tanto dall’amore. Nell’ultimo anno. Negli ultimi mesi. Negli ultimi giorni. Nelle ultime ore.

E l’ho toccato.

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Distanza infinita

La distanza tra noi è puro infinito
Due linee parallele che non si sfiorano, non si toccano mai
Nella via che seguo mi sento perso, mi sono smarrito
E proprio lì io ti cerco senza sosta. Tu lo vedi, tu lo sai
Urla miserabili nella notte e non le senti
La mia voce è grida, ma tu non ascolti
Freddi gli incroci di sguardi, nel buio sono i momenti
Nemmeno da lontano si fissano i nostri volti
Ti cerco nel rosso di un tramonto
Ti cerco in un’alba che si rispecchia in cielo
Ti cerco in superficie, ti cerco nel profondo
Ti cerco nel fuoco, ti cerco nel gelo
Nella notte più buia nessuna risposta
Ti cerco tra le grida che mi portano i venti
Eppure sei lì che canti
La tua voce sento
Sei lontana, fuori dai miei istanti
Dalla mia vita sei scappata
Il tuo sguardo è fuggito
Son fuggiti i tuoi colori
Le tue dolci sfumature
Il tuo profumo color d’argento
La tua bellissima voce
Ogni istante è un tormento
Ogni attimo è un tramonto
Mi manchi come la vita ad un defunto
Eppure ci siamo baciati

La fine del 2019. L’inizio del 2020

Meno dieci.
Mancano solo dieci secondi alla fine del 2019.
Un 2019 che ho iniziato veramente di merda, iniziato in un letto della rianimazione in condizioni veramente pietose. Tra la vita e la morte. Ha vinto la vita.
Un 2019 che è stato molto difficile, che mi ha messo alla prova ma che è stato come una rinascita.
Voi cosa pensate negli ultimi dieci secondi dell’anno?
E mentre voi farete il conto alla rovescia, mentre voi avete puntato una ragazza carina a cui tirare il limone che vi faccia iniziare bene il 2020, io il 2019 lo rivivo tutto nella mia mente.
In soli 10 secondi.
Ma almeno quella ragazzina è carina o è un cinghiale ambulante?
Probabilmente sarete sbronzi fino al midollo e anche voi volete mettere la parola FINE nel migliore dei modi al 2019, possibilmente con una mano su un culo e una lingua in bocca, possibilmente con un botto che scoppia e distrugge il silenzio peggiore che vi tormenta, possibilmente circondati da amici e amori che hanno dato senso al vostro 2019.
Io no.
Non ho bicchieri in mano.
Nessun accendino per far saltare la bomba carta che l’amico ha confezionato con tanto amore.
Nessuno sguardo fisso verso un culo, verso un bicchiere o verso l’idolo che canta in piazza.
Stasera non è che l’inizio.

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Indovina Chi!?

Facciamo una partita ad “Indovina chi”?
-Sì ma con me perdi subito!-
Mi piacciono le sfide
Così tiriamo fuori il gioco e lo apriamo.
Parto io.
Ha il nome di una radio?
-Cosa?-
Ha il nome di una radio?
-No, non credo-
Perfetto non è Maria. Tocca a te.
-Dunque… è biondo?-
Dipende. Tinto o naturale?
-Ma da cosa lo capisci?-
Beh, nell’immagine si vede.
-Piantala di dire cazzate. È biondo?-
Diciamo di no.
Tocca a me.
Ha il nome di un ex ministro coglione?
-Non lo so, ma che domanda è?-
È Matteo?
-Ma Renzi o Salvini?-
Sono coglioni entrambi. È Matteo sì o no?
-No-
Abbasso un altro tassello.
Il mio amico mi chiede se è anziano.
Dico di no e abbassa tre tasselli.
Di cognome fa Watson?
-Ma cazzo, stai scherzando?-
Dimmi sì o no.
-No-
Bene non è né Jhon né Emma.
Il mio amico mi guarda tra lo scandalizzato e il divertito.
Poi fa la solita domanda: ha gli occhi azzurri.
No. Tre caselle in giù.
Tocca a me.
Ha il nome di uno degli ultimi tre papi?
-Cosa?-
Così escludo Francesco, Giovanni, Paolo e anche Benedetto anche se non c’è!
-Ma tu tutti i giochi li fai così?
Così come?
-Lascia perdere. Tocca a me. Ha gli occhiali?-
No però ha le lenti a contatto.
-Come fai a dirlo?-
Eh non si vedono.
-Lascio perdere! Tocca a te-
È un santo che ti porta il liquore sotto una valanga?
-EH?-
È Bernardo?
-Sì hai vinto!-
Immaginavo.
L’ironia e la creatività fanno vincere sempre!
Anche ad “Indovina chi!”

Giornata Mondiale del Volontariato

Ieri era la giornata Mondiale del Volontariato. Ho scritto un bellissimo articolo sul sito della Croce Rossa di Parma di cui faccio parte e non solo lo condivido ma vi invito a leggerlo per capire la mentalità, le emozioni e tutto ciò che passa per la testa di un volontario. E la bellezza di fare volontariato!

https://parma.cri.it/notizie/item/271-volontarieta-il-nostro-principio-d%E2%80%99azione.html?fbclid=IwAR20GFU0hGNbgl-KuRxyyOMG2QTyvy4Kl-noQedkG1F9Au4vVAoIMjXCGxo

La storia di James

Il brano James.P, è un classico storytelling, in cui solo alla fine si svela, che il famigerato James di cui si parla nelle strofe precedenti, è il Parkinson. Questo nome, corrisponde al primo neurologo britannico del 700, che scrisse un libro/diario personale dal titolo “Il trattato della paralisi agitante” nel quale raccontò in maniera dettagliata i sintomi di questa malattia ancora sconosciuta in quell’epoca,in quanto lui fu il primo a contrarla. Con questo brano, vorrei sensibilizzare tutti coloro che non conoscono questa malattia, in quanto io stesso l’ho conosciuta meglio solo dopo che i medici l’hanno diagnosticata a mia madre a soli 54 anni. Quindi, ciò che racconto è un mix di sensazioni che posso vedere e notare quando guardo queste persone. Riguardo il tipo di scelta stilistica di scrittura, mi sono ispirato al film vi presento Joe black di Brad Pitt

LUCIO PERRONE

Era sera. Io sono iscritto ad un gruppo Facebook di giornalisti. Mi arriva un messaggio “Mi puoi aiutare?”. Io no, sinceramente non posso, non ho un giornale tutto mio in cui poter dare spazio a questa persona. Poi ci penso, ho un blog, lì (per quanto minima) la voce gliela posso dare. Perchè la sua voce merita, e non solo perchè canta bene, ma perchè ha come tematica da affrontare il dolore di una malattia che non coinvolge solo chi ne è affetto ma si dilata in tutta la sfera di persone che la circonda. Ascoltate il brano, apprezzatelo perchè è molto bello, ma apprezzate soprattutto l’iniziativa di un ragazzo che ha visto sua madre soffrire e ha fatto qualcosa. Una cosa piccola, una canzone, ma che ha un valore enorme, infinito.

La fortuna, il sogno e il trucco

Un giorno felice me ne andai in bici,
il sole splendeva e la mia fiamma accesa.
Era come un fuoco dolce suonato da un saggio:
La fortuna era solo di passaggio.
Pensavo e pensavo con la paura in mano, di perdere
la gioia di questo fuoco rosa come un sogno che riposa.
Poco dopo il sogno passò e al freddo mi ritrovò,
Il sogno non era fortuna, ma una rara duna di un deserto piatto,
Se fossi sempre felice: sarei matto.

Ci sono giorni che vorresti rivivere, e li rimpiangi.
Tutti noi li abbiamo.
Ma solo un eroe riesce a vivere l’infinito del presente
perché sa che ogni istante, se vissuto intensamente,
è sempre più bello perché hai imparato a vivere.
Vivere le emozioni che solo se ci siamo le viviamo.
Come tutte le cose se le affrontiamo ne usciamo più forti.
Così è la vita e così le emozioni.
Dobbiamo imparare ad ascoltare e diventeremo maestri del Cuore,
maestri dell’Amore e Cavalli Selvaggi di un’Anima piena.
tutti si chiedono: come si fa a riempire?
Come una scatola dei ricordi che quando la apri piangi.
Solo mettendo le cose più belle la scatola acquista valore.
Mettici i baci, le carezze, la tua passeggiata, la tua musica,
mettici la gentilezza dei tuoi gesti e le tue belle parole,
mettici il bello perché a te piace il Bello.
Quando ci divertiremo a fare la cosa più noiosa,
allora sì: abbiamo trovato la Felicità.

Poesia e Riflessioni di Gianluca Botturi

La voce di una sardina (orgogliosa di esserlo) a Parma

Sardine, ci chiamiamo così. Noi giovani che non ci vogliamo legare. Che per noi la Lega non esiste. Io me la ricordo la Lega, mi piaceva pure. Mi ricordo ancora quando ero un adolescente con la voglia di bere, magari di fumarsi una canna, magari di votare Lega Nord. Ah, sì si chiamava lega Nord e la Padania era uno stato a parte. Nel mondo delle storie mistiche dove gli dei mitologici erano simboli politici, dove l’acqua del Po era da considerarsi acqua santa e dove il mitico Umberto Bossi ai comizi di Pontida urlava “La Lega vince, terroni di merda”. Era così il mondo. Poi è arrivato il Padano Salvini che ha allargato la Padania a tutta Italia. E guai a non essere italiano, “Prima gli Italiani”. E via con tutte quelle mosse che un politico un po’ furbo e un po’ maldestro fa. Furbo perché con i selfie si mostra vicino alla gente, vicino alle persone, uno che va in spiaggia a ballare per fare politica anche lì. Ma Salvini ha sbagliato ancora, ha sbagliato a impugnare il Rosario, a chiamare la Madonna come se fosse sua mamma e a dire un sacco di cazzate, dimostrando un QI basso oltre che un pessimo orientamento umano. Tanto da convertire una persona, io, nato di destra e adesso il più lontano possibile da quella posizione. Si parla tanto di umanità, di diritti, di lavoro, ma si parla solo di Italiani. Come se il non essere Italiani, o al massimo non Europei, ci rendesse meno uomini. Non sei uomo se hai la pelle scura e il tuo dio non si chiama Dio. È così che vedo la Lega. La Lega che non ci lega. Non mi voglio legare ad essa perché è di quell’ideologia che non ci vede tutti uguali, che ci vede sempre più i primi della classe, che ci vede sempre più in alto. Sbassiamoci. A dare una mano a chi ne ha davvero bisogno. Noi giovani dobbiamo entrare in politica, perché la politica ci riguarda e noi sardine, sì perché noi siamo sardine, dobbiamo lottare contro quelli squali che piuttosto che farsi valere venderebbero la propria madre, che ripeto non è la Madonna. Poi “Io sono una donna”: brava che ne sono 5 miliardi nel mondo. E non perché tu sei una madre, sei cristiana (che poi i cristiani hanno tutti un altro modo di porsi), perché ti chiami Giorgia sei più furba delle altre. Urlare in un palco è voler rappresentare benissimo chi si vuole imporre urlando. Perché voi avete paura, perché voi avete il terrore di essere messi da parte in un mondo che vede più in luce la bellezza dei diritti rispetto alla prepotenza di chi si impunta. Un mondo che non dovete scrivere voi, ma che dobbiamo scrivere noi, noi giovani, che abbiamo nel Dna il vostro futuro, che saremo cittadini italiani, e non Fratelli, non Cugini o qualsiasi altro grado di parentela che ci unisce simbolicamente. Io mi sento più fratello di un Negro (ah vi brucia se scrivo così? Ma voi li chiamate così!) che lotta per i diritti umani in qualsiasi parte del mondo. Io da piccola sardina oggi mi do il mio da fare. E lo faccio da una tastiera del Pc. Per coinvolgere voi giovani, voi adulti e voi vecchi. Piano piano dobbiamo farci valere, ed essere liberi di nuotare. Come sardine in mare!

DAE – Dammi Altra Energia

La giornata è quasi finita.

E tu sei qui con me.

Compagno di vita, amore incondizionato per tutti gli aiuti che mi dai.
Ti fisso.
Ti parlo.
Ti tocco.

Ma all’improvviso il tuo volto si oscura.

All’improvviso la luce nei tuoi occhi sembra venire meno.

Mi preoccupo
Ed è allora che ti prendo.

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Ti penso anche quando non ti penso

Ti penso anche quando non ti penso.
Eppure lo giuro: non ti penso mai.
Osservo il sole del mattino.
Un messaggio su Whatsapp.
Le mie mani fredde, il volto gelido, eccetera eccetera.
L’odore di un bar che sa di caldo, sa di colazione.
La mia firma nel ventre di una lettera.
Firme sotto l’ultima riga.
Una risata in lontananza che grida la felicità nella sua espressione.
Profili di profilo in cima ai marciapiedi, del fiore di vita sono la spiga.
Macchine che scorrono nei parcheggi.
Ragazzi che si tengono per mano.
Note di gioia, rumori di echeggi.
La noia di un divano.
La noia di una vita.
L’incrocio di respiri.
Incrocio di dita.
Rumori di salotti.
Rumori di notifiche.
Tremori di rapporti, quelli che si son rotti.
Bellezza quella alta nelle classifiche.
E l’orrore dei disastri in televisione.
Vorrei vivere di soli baci.
Vorrei odiare l’esclusione.
Ma la bellezza è in quel mentre in cui mi piaci.
E ci scappa in tutti i pensieri.
Ti penso anche quando non ti penso.
Eppure non ti penso mai.

Tramonti social

Dal primo Insta(nte) del mattino, da quando ci svegliamo all’alba, siamo sempre alla Ricerca di rapporti umani, di rapporti Social(i), in cui sentirci vivi e valorizzati. Abbiamo bisogno di Condividere momenti tristi e divertenti in una Galleria di emozioni fortissime. Abbiamo bisogno di scrivere la nostra Storia, di mettere Like ai nostri sogni. Così alzandoci ci attacchiamo ad uno schermo, prendiamo in mano lo smartphone e diamo il buongiorno a chi siamo più legati. Un Telegram(ma) di vita. Mandiamo un “Ciao”, urliamo un “Hey” (magari anche a Google), un Invio di saluti e abbracci ad ogni persona a noi cara, alle singole persone che amiamo nella nostra vita. Un mare di Ricordi ci viene alla mente. E il sorriso si allarga alla prima Risposta che il cellulare ci Notifica. Passiamo la giornata legati a Social, legati a messaggi istantanei che noi viviamo come rapporti intensi e inviolabili. Viviamo in quello che crediamo essere un mondo pieno di persone tutte con un puntino verde attaccato alle braccia o con un ultimo Accesso recente. Le persone vive sono Online. Ma aprendo gli Access(i) chiudiamo i ponti. Ci mostriamo App(artati) nella nostra inclusione sociale. Ma mai un abbraccio, mai due voci che si gridano contro, mai un bacio che ci fa capire di essere vivi. E non in Streaming.  Mai uno scambio di affetti (nemmeno su Netflix), affidando la nostra vita sociale ai social. Sempre dietro a scrivere Stati(camente) seduti sul divano. Ad un Live(llo) di socialità bassissimo. Quando dovremmo prendere in mano le nostre vite e correrci in contro dal vivo. Vivere anche leggendo i Book (non solo quelli Face e quelli Fotografici), apprezzando l’arte e soprattutto il valore della vita. Rimaniamo Statici nel nostro mondo. Un mondo in cui non ci abbracciamo mai, in cui non ci diamo baci e come nella più bella delle opere d’arte le nostre dita non si toccano mai. E allora è il tramonto.

Giornata Europea della Giustizia Civile vista da uno studente

“I cittadini della nuova Unione Europea sono consapevoli dei loro diritti e di come funziona la giustizia civile? Ove tu pensi che non vi sia sufficiente consapevolezza credi sarebbe utile introdurre l’insegnamento del diritto e dell’ordinamento europeo in tutte le scuole?”

Nel 2013 vincevo un concorso nazionale con questo titolo. Oggi giornata Europea della giustizia civile, con un po’ di narcisismo, ma anche con la consapevolezza dell’importanza della giustizia civile, ripropongo il mio testo.

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Arcobaleni nel cielo della mente

L’arcobaleno non si innalza solo nei cieli, appuntamento di luce dopo il burbero buio del maltempo. A volte la pioggia sono lacrime, e non lacrime dal cielo, lacrime di disperazione che nascono dall’angoscia dell’anima nel buio della mente. Precipitano dai tuoi occhi, da una psiche troppo fragile per amare anche il dolore come regalo di vita.

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Dispensa di ISTOLOGIA

Ci vuole fegato. E non mi riferisco al vetrino che è l’immagine in evidenza di questo articolo. Ci vuole fegato per studiare medicina, così anche oggi per tutti i futuri medici regalo ciò che ho fatto qualche anno fa: una dispensa di istologia molto approfondita. Immagini di vetrini, teoria e informazioni, tutte quelle informazioni che ti insegnano a lezione impresse su un pugno di pagine che possono essere utili ad un esame.

Ancora una volta buona fortuna futuri medici. A chi casualmente troverà questa dispensa spero di essere stato utile, scrivendo in materie di una facoltà che non ho portato a termine, ma spero di esservi stato d’aiuto!

Dispensa di ANATOMIA

Nella mia scelta di mollare Medicina, ho deciso di regalare a tutti i futuri medici un prezioso scritto: una dispensa molto completa di anatomia. Il file comprende un’ampia descrizione del corpo umano visualizzando gli aspetti istologici, anatomici degli apparati con un ampio approfondimento sul SNC.

Da qui potete scaricarla e vi auguro un 30 e lode e che il materiale scritto e impaginato da me sia utile nella vostra formazione. Vi auguro di diventare dei medici che amano il benessere delle persone e le aiutino con passione e costanza nel loro benessere. Per questo obiettivo spero di avervi dato un piccolo aiuto, un piccolo contributo in un percorso di studi che vi porterà a svolgere uno dei mestieri più impegnativi ma fondamentali della nostra società.

In bocca al lupo futuri Medici!

Padre e figlio alla cassa

L’indecisione è un problema del mondo.
Ovunque tu metta piede, ovunque tu sbirci per una veloce esplorazione vi sarà sempre indecisione.
Anche in un supermercato.
Io e mio padre vi siamo andati per fare una sorpresa alla mamma.
Una promozione di fiori vi era oggi a Panorama.
Solo due pessimi soggetti possono comprare dei fiori in un supermercato.
È lì eravamo d’accordo.
Un mazzo di girasoli.
Di quelli geneticamente modificati che durano in un vasetto anche un mese e mezzo.
Sperando che non siano radioattivi.
Ma vabbè questi sono piccoli dettagli.
Prendiamo i fiori.
E andiamo alla cassa.
O meglio alle casse.
Vi sono solo due tavole con le cassiere aperte.
La 7 e la 8.
Io mi dirigo verso la 7.
Mio padre con la nostra poca spesa verso la 8.
Nella 7 avrei davanti tre persone. La 8 ha solo una persona davanti.
Siamo indecisi.
In che cassa andare.

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Dolore in poche parole

<È cattiva la gente che non ha provato dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può volere male a nessuno>. Leggeva questo l’altra sera. Un ragazzo di 24 anni. Lo leggeva nelle storie di Whatsapp, quelle che fluiscono veloci, quelle che alterano la monotonia delle visualizzazioni in pura quotidianità. E cosa sia il dolore è diventato un ronzio nell’alveare di immaginazioni che gli conturbano il buongiorno, che sproloquiano nelle fragili fisionomie della sua anima. Esuli spiriti che nella psiche lo discostano dalla realtà e lo riconducono nel passato. Nella più deragliata mente il ragazzo gira. E ne è felice. Felice perché non ha il coraggio di sobillare la fantasia con il degrado di augurare il dolore a qualcuno. Semplicemente perché il dolore l’ha visto. In abiti civili o con indosso una divisa non solo l’ha visto: l’ha provato.

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L’inverno è arrivato

L’inverno è arrivato. Non è vero che esiste l’autunno. L’hanno creato per i bambini e per i fungaioli. Per i sognatori delle pozzanghere e delle caldarroste. L’inverno è arrivato puntuale, è sceso sopra i nostri volti, imbiancandoli, impallidendoli, candidi e marmorei, con quelle occhiaie olivastre di chi si sveglia con il buio e si addormenta con il buio.

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PsichiatricaMente – Un Vincent che ama la pazzia

Prendimi. E portami via. Portami in un cielo dove vi è luce, dove si vola senza vento, dove non vi è la puzza di plastica bruciata, dove non vi sono centrali nucleari scoppiate che ti squarciano la pelle. Ma le radiazioni le voglio, voglio scosse elettriche nel cervello, voglio bruciare di vita, ardere di entusiasmo… sì, lo voglio e non è quel “sì lo voglio” che diciamo ad un matrimonio, è quel “sì lo voglio” perché voglio te e soltanto te. cara la mia mente deviata, perversa Ma più viva che morta.

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In mezzo al caos – Casini, pensieri ed emozioni raccontati da Martina Cortopasso

Già la copertina lo definisce nel modo giusto: un racconto.

Questo libro piace, sì piace molto, perché è il modo migliore di occupare due ore in cui ti vuoi rilassare. La cosa che mi ha colpito di questo libro è come lo vivi. Viste le dimensioni e la trama lo vivi esattamente come se stessi guardando un film. Il tutto proiettato nella tua testa.

Un libro che al primo colpo leggi velocemente, tutto d’un fiato perché vuoi capire alcune cose. Fatti appositamente non chiari nelle prime pagine, anzi celati fino quasi alla fine e tu vuoi capire.

Poi lo rileggi per assaporare la bellezza di alcune frasi.

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La storia di Robin. Un sacchetto di plastica nella “Giornata mondiale senza sacchetti di plastica”

Robin è un sacchetto di plastica.

Sì, ha un nome, perché abita nel negozio “Robin Hood”, un minimarket di giocattoli per bambini. È un negozio molto grosso perché si trova vicino ad una delle più grandi spiagge Italiane, dove centinaia di bambini giocano, fanno castelli di sabbia, partite a Beach volley, serate tutti assieme davanti ad un fuoco e balli nella notte.

Oggi è il giorno di Robin.

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L’11 settembre visto da un bambino di 6 anni. Cresciuto a panini al ketchup, giornali e lezioni di vita

Era l’11 settembre del 2001.

Io, a soli sei anni, ero coricato in mezzo alla cucina della zia paterna che mi stava preparando la merenda. Ricordo ancora che mangiavo pane e ketchup. Già a sei anni la mia cultura culinaria era disgustosa.

Guardavo il mio programma preferito. La Melevisione. Nonostante non abbia nulla a che vedere con questo articolo, vorrei sottolineare che era una generazione diversa, che era una generazione nutrita a compiti e televisione, nutrita di programmi simpatici e le decine di libri di Geronimo Stilton. Non esistevano gli smartphone, non esisteva la monotonia dei social. Ma la bellezza di una merenda con la zia. Anche se al sapore di ketchup.

Bambini, milioni di bambini, incollati a rai 3 quel giorno videro la storia. Qual giorno che cambiò la storia con il più grave attentato mai fatto in tutto il mondo.

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Vita viva

Sospiri d’anima saranno le mie parole: bisbigli, mormorii e sussurri che vogliono gridare entusiamantemente nel silenzio più assordante, ruggendo feroci, urlando quanto il dono della vita sia prezioso.

L’inizio con un pianto, tra le braccia della propria madre, della donna che più ti ha desiderato, come già detto è solo la partenza.

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Una notte in Hotel – M.F. fotoreporter

<Cioè, io conosco il presidente degli Stati Uniti, i maggiori esponenti dell’esercito più potente del mondo e milioni di soldati mi hanno stretto la mano. Navigo da 50 anni. Ho il potere di lanciare bombe atomiche, e di comandare navi da oltre un miliardo di dollari. Ma oggi ho dovuto prendere l’aereo. Noia assoluta. Il vento non ti scuote i capelli, non senti il profumo del mare, non senti il rumore della nave, non senti nulla, non vedi nulla in aereo. Se non panorami mozzafiato che sì, mozzano il fiato ma sono anche sempre gli stessi. Mare e terra dall’alto>.

Per continuare a leggere il mio testo di fantasia non siete nel posto giusto! Ma dovete andare nel blog del fotografo che mi ha regalato questo scatto!

Una notte in Hotel

Bianca come il latte, rossa come il sangue – Recensione

“La libertà ci permette di sognare e i sogni sono il sangue della nostra vita, anche se spesso costano un lungo viaggio e qualche bastonata”

“Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta accanto. Per questo sono al mondo”

“L’amore non esiste per renderci felici ma per dimostrare quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore”

Leonardo, Silvia e Beatrice. E un professore detto “Il sognatore”.

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‘Cause you are my medicine When you’re close to me

Le note. La musica. Le parole.

Lente, veloci, continue o interrotte sono frecce nelle nostre anime, con le loro esitazioni, con le loro esclamazioni, con i loro momenti di estremo entusiasmo e di fugace tristezza. Di impossibile comprensione e di una sincerità fuori dal comune con quello che ci fanno assaporare, con quello che ci fanno provare nei nostri cuori, nelle nostre piccole anime, che saranno pure infime o socievoli ma si muovono a ritmo di musica si muovono con quelle parole che le stesse canzoni donano, cedono, ti colpiscono come uno sciame di frecce tirate dal cielo alla terra.

La musica è questa. Un dono di sinfonie, dolci e delicate, o aggressive e incazzate, composizioni che ci danno forza, che rispecchiano la nostra stessa anima, che urtano i nostri sentimenti e li smuovono con ardore, impugnandoli, scuotendoli.

La musica è questa.

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30 e lode in figure di merda

Silenzio.

Sessione estiva.

Libri sul tavolo.
Appunti sui libri.
Caffè sugli appunti.
Sparpagliata davanti a me tutta la cancelleria che ho raccattato dal fondo della borsa.

Gli occhiali appannati.
Gli occhi appannati.

La stanchezza.
La gocciolina di sudore che cola lungo una tempia.

Le mosche che mi ronzano attorno come piccoli avvoltoi, fiduciose che presto il caldo mi avrà stroncato e potranno banchettare con la mia carcassa.

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Una rinuncia… per amore!

Eravamo in crisi… è vero. Ci vedevamo sempre meno, mai un messaggio reciproco, mai anche solo una notte assieme: io con i tuoi libri in mano. Non vi sarà più l’ansia di un esame assieme, della voce di un tuo professore che mette agitazione e paura, niente più domande, i pomeriggi in reparto o in ambulatorio.

Oggi con un messaggio, anzi con un foglio con tanto di marca da bollo, ci siamo lasciati.

Addio Medicina.

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Pensieri indescrivibili

Ci sono cose che non si possono descrivere a parole.

Sono dentro di te. E basta.

In un abisso fatto di sangue nelle profondità del tuo cuore vi è la bellezza del vissuto, la bellezza della consapevolezza di sentirsi vivi, la bellezza di ciò che qualcuno ci ha donato: la vita.

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L’inizio dell’anno è oggi!

Per quasi tutti l’inizio dell’anno è il primo gennaio.

È vero, ci sono i Cinesi che non ho ancora capito quando lo festeggiano.
Anche altre culture festeggiano un po’ qui e un po’ là.

Poi ci siamo noi: i fan di Harry Potter.

Per noi l’inizio dell’anno è oggi.

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La fine di un mese difficile, l’inizio di nuove avventure…in rete!

Oggi finisce agosto, un mese in cui la solitudine ha accompagnato la vita di molte persone, lavoratori indaffarati che hanno visto il mare solo nella cartolina inviata da un loro cugino.

Ma anche un mese di dolci scoperte.

Questo mese, seppur caldo e afoso, mi ero dato un obbiettivo che oggi completo: scrivere ogni giorno un articolo sul mio blog.

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Volevo scrivere una poesia…

Dante d’amor scrive con rime incatenate
“Anche io voglio scrivere una poesia”
 Con pensieri, emozioni e parole tutte scatenate

Filastrocca assolutamente non voglio che sia
Lettera d’amor non vi penso nemmeno
Vorrei qualcosa di semplice, di sillabe magia

Osservo, non usare uno scrivere alieno
Nessuno scrivere aramaico voglio postare
Cose strane e incasinate men che meno

Una poesia sulla poesia stessa vorrei fare
Rime, con concetti e nobili emozioni
Parole che non dal ridere fanno sbragare

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Il chitarrista

Buio. Tutto buio. Quel buio pesto, profondo, disorientante. Il buio di un seminterrato nel cuore di Parigi. Nel silenzio si sentiva lo zampettare dei topi nella fogna sottostante che scrosciava maleodorante. I rumori della via al di sopra erano ovattati da due tendine bordeaux che nascondevano quella taverna ad occhi indiscreti. Tacchi veloci e chiacchiericci lontani erano solo a pochi metri da un letto sfatto e da un tavolo dalle gambe traballanti, sudicio di cene fugaci.

E da una chitarra.

In quel lurido e malconcio buco, tra le coperte sozze e un neon che sfarfallava ronzando c’era lei.

Una chitarra.

Continua a leggere “Il chitarrista”

Piccole trattazioni d’amore

Sapevo che non avrei resistito a lungo alla tentazione.

Sapevo che prima o poi ci sarei caduto anche io.

Ma so anche che a volte, per essere originali, bisogna trattare un argomento già affrontato milioni di volte. Però sotto una luce diversa, analizzandolo nelle sue sfumature, carpirne i dettagli che magari la volta prima ci erano sfuggiti. Analizzarlo nei suoi meandri ombrosi e nelle sue parti più esposte. Osservare come si comporta la gente che ci circonda, che vediamo tutti i giorni, parlare delle nostre esperienze, delle nostre impressioni. Di come abbiamo vissuto noi una tale situazione.

Così ho deciso di ordinare un po’ i miei pensieri. Ho idee ben precise riguardo la materia e non ho paura ad esporle. Sto parlando di un argomento complicato, meraviglioso e al tempo stesso trattatissimo.

Sto parlando dell’amore. Continua a leggere “Piccole trattazioni d’amore”

L’ultimo minuto di Newton e il primo di Oliver – Giornata mondiale del cane

Due secondi.
Due brevissimi secondi.
Ma in quello squarcio di tempo brevissimo, in quel misero momento della mia vita ho avuto i momenti più significativi con chi mi ha accompagnato per tutti questi anni.

Newton e Oliver.

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Nascondino — M.F. fotoreporter

<Dai! Giochiamo a nascondino?>
<Ma non abbiamo 4 anni ne abbiamo 16>
<Però è un bel gioco, ci stiamo annoiando!> Greta insistette.

La situazione era sempre la solita. Un gruppo di ragazzi annoiati. I liceali di una nota scuola svedese che di pomeriggio, finite le tre ore in biblioteca, andavano tutti assieme a terminare il pomeriggio.

Luca, Marco, Umberto, Giordano, Simone e Paolo.

Greta è l’unica ragazza.

Il resto del mio scritto lo trovate da Mario https://fmfotoreporter.wordpress.com/2019/08/25/nascondino/

Un esperto alla Comet

Comet di Parma.
Stavo tranquillamente osservando i cellulari in esposizione, leggendo i prezzi e confrontando le varie caratteristiche tecniche, le promozioni e tutte quelle cose fighe che fanno per attirare i clienti.
In oltre stavo anche osservando con fare da marpione una commessa decisamente molto carina, ma questa è un’altra storia.
-Mi scusi… mi scusi, lei giovanotto!-
Mi giro.

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L’amore ai tempi di FligthRadar24

Premetto.
Questa storia potrebbe essere non vera.
E la fantasia superare di gran lunga la realtà.
Potrebbe…
Era luglio.
Forse agosto.
Che ne so. Faceva caldo in quel periodo. In quella serata dal cielo limpido. Puro. Sidereo.
Dove le stelle e la luna dominavano su tutto. Non c’era una nuvola, solo una bella arietta che sfiorava la pelle e rinfrescava l’ambiente dalla calura.
Ed io ero lì. 
Con lei.

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Editoriali di emozioni, editoriali di vita

Leggere un giornale lo trovo sinceramente noioso. Il mio sogno è diventare giornalista e sono appassionatissimo nella lettura di decine se non centinaia di quotidiani. Sia online che cartacei. Cronaca, pareri, interviste, opinioni, passioni e politica sono fatti di vita, importanti, sicuramente da leggere per capire come si struttura la nostra società e quali sono le vie da intraprendere perché essa migliori. Ma spesso le vicende vengono scritte senza emozioni. Piatte.

Anche a leggere un libro a volte faccio fatica. Fantasy, gialli, libri d’amore o veri e propri reportage di eventi. Emozionanti, su questo non ci piove, che viaggiano nella stessa direzione di regalare momenti rilassanti, appassionando, incuriosendo, stimolando pensieri idee. Leggere libri è bello e piacevole. Ma spesso non riesco ad immedesimarmi nel protagonista principale: lo scrittore.

Così ho scoperto i blog.

Ed ho scoperto un mondo.

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Papà Leone è tornato!

<Simba vieni qua!>
<Che due balle papi, dai che cazzo c’è?>
<Dai che dobbiamo girare la scena del film, diventeremo ricchi e famosi al Parco Le Cornelle!>
<Non ci ho sbatti, noi leoni non facciamo film, mangiamo il culo alle zebre e passiamo i pomeriggi all’ombra a far capire che comandiamo noi!>
<Ma noi non comandiamo Simba… i miei capi sono della Disney>

Il solito pomeriggio di Mufasa e Simba comincia così.

Nella mia fantasia.

Un leoncino maleducato. Un padre che lo sopporta intere giornate. È la mia storia. Quella di me e mio padre. Che ovviamente influenza la fantasia. E così il film del Re Leone che esce oggi io l’ho già visto, stanotte nella mia testa.

La storia continua.

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Una lettera per una ragazza… alla persona sbagliata!

Sei felice.
Sei un giornalista (più o meno).
Sei felice.
Stai uscendo con una ragazza (più o meno).
Sei felice.
Più o meno. 
Almeno lo eri fino alle 18.22.

Poi il tuo cuore deve essersi fermato.

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Giornata mondiale della Fotografia – Foto di un fotoreporter

<Oggi è la giornata mondiale della fotografia. Mandami la foto più bella che hai che ci scrivo un articolino!>
<E quale scelgo?> mi risponde Mario.
<Una che rappresenti quello che mi hai insegnato con la fotografia… nei pochi giorni che ci siamo conosciuti!>
Mario è in difficoltà. Nei suoi computer ha archiviato decine di fotografie, con migliaia di tematiche diverse. Ognuna che racconta una storia, volti di personaggi importanti, momenti che verranno scritti sui libri di storia, scatti di decine di luoghi in momenti significativi.

Mario non sa quale inviarmi.

<Mario la scelgo io!> gli rispondo velocemente.

Dopo nemmeno un quarto d’ora gli mando un messaggio: <Ho scelto!>

Mario è un po’ stupito, ma contento.

Poi ci incontriamo.

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Paradiso in C++

Il mio nome è LG. Non ho mai capito cosa significhi.
Ma vivo. Un core Intel, un’anima Microsoft e una razza Philips.
Poi sono centinaia i nomi dei pezzi che mi compongono, degli organi interni nei quali scorrono al posto del sangue elettricità e dati. Un flusso di fibre che trasmette dalla mia memoria dati, che con i miei programmi fa musica, arte e video, che con la mia connessione fa conoscere il mondo al mio proprietario.

Andava tutto bene.

Ma oggi sono morto.

E sono andato in paradiso.

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Hey Landy – M.f. Fotoreporter

Un paese che mi ha cresciuto, che mi ha donato tanto, mi ha istruito, mi ha dato amici e famiglia, un paese che ha accolto la mia fuga, un paese pieno di storia, pieno di arte, pieno di ragazzi che come me sono poveri ma amano ballare. Un paese intriso di natura, impregnato di flora e fauna bellissima, di profumi fantastici, di delicati soffi di vento che ti portano fino al mare.

Un’altra foto. Un’altra storia puramente di fantasia. Le emozioni, le idee, i sospiri e le fantasie che la foto trasmette passano in testo. Sentimenti, gioie e dolori. Sarò riuscito a riportarli?

Hey Landy

Una storia da non credere – In ricordo di Vittorio Zucconi

È iniziato tutto così, come una cotta nei confronti di una ragazza.
Da un giorno all’altro.
Non si po’ definire cotta dai, nelle cotte provi un certo desiderio nei confronti di una qualche femmina che ti circonda, ammiri il suo corpo, ti conturba la sua simpatia. Desideri portarla a letto. Ma la mia cotta non fu per una giovane collega di studi.

Io mi innamorai dei giornali.

Era novembre 2008. In tutto il mondo si parlava dell’imminente elezione di Obama come presidente degli USA. Decine di immagini in tv, su internet, sui siti che allora si faceva ancora fatica a consultare con delle connessioni lentissime.

Poi c’erano loro. I giornali.

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Il Ferragosto di un Girasole

Mi sento importante.
Unico e irripetibile. Anche se sono circondato da decine di compagni uguali ma proprio identici a me.

Oggi vi racconto la mia storia.
In questo giorno particolare della mia vita. Una vita breve, per carità, ma che oggi ha raggiunto il massimo della potenza che anche io non pensavo di avere.

Mi sento l’albero di Natale dell’estate.

Ma non sono un pino e nemmeno un abete.

Sono un Girasole!

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In ricordo del Ponte Morandi. I cani che abbaiarono a Genova abbaiarono anche a Parma

Io nella foto con un cane durante il servizio, sotto la poliziotta che vece la differenza a Genova

L’articolo, la mia esperienza, con i Poliziotti Cinofili che fecero la differenza a Genova, riportata sul sito della Croce Rossa di Parma nella quale presto servizio come volontario. Loro vennero a Parma sia prima che dopo la tragedia del Morandi, per la sicurezza stradale con i loro amici a 4 zampe. Cani che sia a Parma ma sopratutto a Genova furono determinanti.

https://parma.cri.it/notizie/item/262-in-ricordo-del-ponte-morandi-i-cani-che-abbaiarono-a-genova-abbaiarono-anche-a-parma.html

Quel personaggio di Artemis

Artemis Fowl è una serie di libri fantasy per ragazzi scritta da Eoin Colfer e il primo capitolo è stato pubblicato nel 2001. Gli otto libri che compongono la serie raccontano le vicende di Artemis Fowl secondo, un genio criminale di soli 10 anni che è intenzionato a carpire tutti i segreti del Popolo magico composto da elfi, nani, centauri, folletti e via dicendo per poterli utilizzare a suo piacimento.

Uno scambio di recensioni. Nel suo blog, Francesca, pubblicherà la mia storia di Artemis, vi invito a leggerla e a comprendere come due blog possono scambiarsi una passione: l’amicizia con Artemis nata più di 10 anni fa. Se volete leggere la sua recensione proseguite in questo articolo, se volete leggere la mia il suo blog è questo https://bookwarmth.home.blog/

Continua a leggere “Quel personaggio di Artemis”

Gioventù che brucia… brucio anche io!

Musica sparata davanti alla tastiera del computer. Che mi da la possibilità di vedere, di sentire, di urlare. Computer in cui scrivo i miei pensieri vorticosamente, li sputo con rabbia sul monitor e rivivo emozionato quelli che non ci sono più, quelli che mi mancano, quelli che vorrei riavere. La dolcezza di un bacio perso per sempre, il sorriso di un amico scomparso dalla mia vita, gli occhi di quando il cane che mi ha cresciuto era cucciolo.

Oggi è la Giornata Internazionale della Gioventù. Fanculo a chi non crede in noi giovani!

Vi parlerò di questo, di quanto io sia un giovane al tempo stesso problematico e altruista, di quanto i giovani di oggi vivono in modo un po’ ovattato dove fanno cose! Cose bellissime e cose orribili. Vi parlerò di come noi giovani viviamo in un mondo tutto nostro,di come noi giovani portiamo avanti le nostre piccole vite! Continua a leggere “Gioventù che brucia… brucio anche io!”

Motovivendo — M.F. fotoreporter

“Sempre il solito vecchio che vuole chiacchierare” penserete. Beh, se lo pensate andate al diavolo. Ma andateci in moto. Sgommando, scrocchiandovi le dita sull’acceleratore di una Harley e veloci. Diavolo, inferno o paradiso non importa si va in moto! Quindi ora toglietevi il casco che ovatta sempre un po’ le orecchie, che ci fa sì sentire la musica del motore… Però quando parliamo ci tocca alzare la voce. E a me non piace alzare la voce”

La storia di un motociclista ben rappresentata in una foto. Nel suo sguardo nascosto, nel suo volto e nelle sue rughe si capisce la sua passione… Poi i dettagli: gli occhiali, il foulard e la giacca che fanno capire che il mondo lo ha vissuto tutto. Ma parla la foto. Io da quella ho inventato un racconto (totalmente di fantasia) per ricordarlo, per dare parole a questa foto…

via Motovivendo — M.F. fotoreporter

Il futuro nasce dai sogni. Grazie Gazzetta Di Parma

Un ragazzo. Un ventitreenne noioso, dove nella sua monotona routine passava ore e ore concentrato su libri di anatomia nella biblioteca di Medicina, viveva esperienze magnifiche sulle ambulanze della Croce Rossa ed era un perenne cataclisma in ogni singolo rapporto umano che cercava di costruire maldestramente. Incostante nello studio, decisamente pigro, poco sportivo e incapace pure in cucina dove l’unico apparecchio che sapeva usare era il forno a microonde.

Un disastro.

Poi un giornale. Il più antico di Italia. Una quotidiana cronaca di una città tutta da vivere, con approfondimenti sui temi più vari, dai giovani alla salute, dalle scuole all’università, dalla musica alla cultura, dalle donne agli eventi del weekend. E poi interviste, sport, editoriali, iniziative e tanto altro. Cronache presentate non solo con la massima serietà, ma con l’entusiasmo di valorizzare la città, valorizzare le persone, le idee, le novità in questa grande famiglia di Parma.

Il ragazzo sono io, Nicolò Bertolini.

Il giornale è la Gazzetta di Parma.

Un anno esatto fa, il 9 Agosto, i due si incontravano. Continua a leggere “Il futuro nasce dai sogni. Grazie Gazzetta Di Parma”

After all this time? Always!

Dopo tutto questo tempo?
Dopo tutto quel che ti è successo?
Dopo tempeste di emozioni, uragani di pensieri, bufere di passione ed esplosioni atomiche di sentimenti?

Sempre!

Afferrare un’idea, valicare un obbiettivo, stringere a piene mani il senso che si dà alla propria vita e portarlo avanti. Sempre. La lezione di Piton. In una collana di libri che ha fatto la storia, cambiando il modo di pensare di decine di ragazzi. Me compreso. L’ho sempre apprezzato, mi sono identificato in lui. Ammirazione iniziata con la Pietra Filosofale e il suo carattere di merda, proseguita quando con la sua genialità modifica il libro firmandosi “Principe Mezzosangue” e tutt’ora splendente ricordando il suo ideale di amore e di vita.

Ed è di questo che scrivo oggi.

After all this time? Always! Continua a leggere “After all this time? Always!”

Caro, ti ricordi…

Un ricordo. Per me molto significativo. Una lettera a mia mamma scritta tempo fa e ritrovata oggi nel mucchio degli incartamenti della mia vita. Una lettera che mi ha fatto capire molte, molte cose. Ma le conclusioni arriveranno dopo, nel finale. Un finale che ha sorpreso anche me. Continua a leggere “Caro, ti ricordi…”

Get happy – La felicità la somministrano gli infermieri

“Ognuno prima o poi scopre il suo destino e penso che tu lo abbia scoperto proprio in questi giorni! Vedere che fai questi progressi mi riempie il cuore di gioia, sapere che tutti gli sforzi che abbiamo fatto per tenerti in vita ti stanno donando questa felicità per me non ha prezzo! Mi fanno capire che anche questa che sto percorrendo è la mia strada! Sono fiera di te”

Un messaggio. Due persone. Ovviamente mandante e ricevente.  Una studentessa di infermieristica e uno studente perso. Non sa neanche lui cosa fare. Ma oggi non è scritta la sua storia. Ma quella di un’altra studentessa. Quasi infermiera. Infermiera al 98%. Che della sua vita ha già capito cosa fare.

Gli infermieri sono delle persone speciali. Così pensa il ragazzo che ha ricevuto il messaggio. Appena sei mesi fa, settimana in più o settimana in meno, stava morendo. Oggi è vivo e vegeto. E fa un sacco di cose. Ma come vi ho anticipato oggi si parla di infermieri.

Get happy! Continua a leggere “Get happy – La felicità la somministrano gli infermieri”

Una lettera d’amore… per la vita

Questa lettera non l’ho scritta io. Un mio amico molto triste perché la relazione con la sua ragazza stava per dire la parola fine. Una lettera non destinata alla morosa in fuga. Ma alla vita. Una vita che senza la donna deve andare avanti. Senza tutte le coccole, gli abbracci e le esperienze vissute assieme. La vita stessa è un’esperienza che deve essere vissuta. Fino al tramonto, dove girandosi e osservando l’orizzonte per l’ultima volta si deve dire: muoio felice. Continua a leggere “Una lettera d’amore… per la vita”

Le strade della bellezza

È piccola. A primo impatto.  Non di età, non nella mentalità che possiede ma di “dimensioni”. A lei non importa. Non gliene frega proprio nulla. Sa di essere bella e un po’ se la tira. Cazzo se è arrogante. Ma quella altezzosità è di un nobile che non cade mai nel volgare. Lei sì che ha un caratteraccio. Vuole sempre essere elegante e ci riesce. Vuole sempre alzare la voce e ci riesce. Vuole sempre essere al centro della attenzione e ci riesce. Un po’ è narcisista. Ma non ha solo aspetti negativi. È anche gradevole come carattere, una simpatia smisurata, una verve impressionante e quell’energia che ti prende e ti coinvolge. Una con tutte queste caratteristiche potrebbe essere la mia donna ideale. Di chi sto parlando? Questo ve lo dico nel finale ma lo capirete prima… Continua a leggere “Le strade della bellezza”

Felicità puttana — M.F. fotoreporter

La storia di una vita. Basata su quella puttana della felicità. Ma anche su questa foto. Mario, bravissimo fotoreporter, mi coinvolge sempre di più nel suo progetto di scrivere storie partendo da uno scatto. Drammatico o divertente non importa… lui riporta le emozioni con pixel e luci, io le riporto con delle parole. E la collaborazione tra un Nicolò che scrive e un Mario che scatta continua…

via Felicità puttana — M.F. fotoreporter

Si perde la persona giusta al momento sbagliato, quando si è stati la persona sbagliata al momento giusto

Una frase. Letta e copiata. Da un altro blog. Parole che però sono come le ciliegie in un frutteto di campagna. Se ne rubi due o tre non se ne accorgerà mai nessuno. Poi le assaggi. Sono le ciliegie più buone che tu abbia mai mangiato. Ti ricordano un momento felice che aveva il medesimo sapore, anni e anni prima, in un altro posto, in un’altra stagione, in un’altra vita.

Così sono le frasi. Ti immedesimi, le vivi, diventano tue. Continua a leggere “Si perde la persona giusta al momento sbagliato, quando si è stati la persona sbagliata al momento giusto”

Il gioco della vita — M.F. fotoreporter

Grazie a M. F. fotoreporter per avermi coinvolto in questo magnifico progetto. Mi invia una foto da lui realizzata e io faccio la mia parte: fare un racconto di scrittura creativa. Una delle mie storie di fantasia. Con un unico vincolo: rispecchi la sua foto. Ora il progetto è decollato e iniziato così. Grazie mille Mario. Questo è solo l’inizio!

via il gioco della vita — M.F. fotoreporter

Il discorso di Attilio

“Vi sono decine di termini, centinaia di vocaboli e migliaia di parole che chi pensa di amare si sconquassa di dosso. Apre l’ombrello e si ripara. Chiude le tapparelle. Serra gli infissi. Le rifugge. Rifiuta. Rigetta. Non le vuole proprio! Le prende e le butta via. Senza nemmeno fare la raccolta differenziata! Pretende solo un intercalare dolce e romantico. Sdolcinato. Smanceroso. Apprezza la banalità. Continua a leggere “Il discorso di Attilio”

La giornata di Re Alberto

Re Alberto è piuttosto giovane. Ha appena 4 anni. Uscito fior di conio nel 2013 è una bellissima moneta Belga. Lucida e sfavillante fa la sua bella figura nel portamonete di chiunque. Il volto di profilo, le piccole ma accentuate rughe, i lineamenti del viso, i dettagli dei capelli e della montatura degli occhiali sono coronati dalle 12 stelle dell’Unione Europea. Re Alberto è proprio una bella moneta.

Ma se il vero sovrano è scranato sul trono del Belgio a ricevere capi di stato e ad impartire ordini ai suoi sudditi, in quella che possiamo definire come la noiosissima vita di un monarca, il nostro amico Re Alberto ha una vita decisamente meno monotona… Continua a leggere “La giornata di Re Alberto”

La vita di Gaspare

Non è più come un tempo. Sono passati tanti anni. Troppi. Quasi un secolo dalla quando è venuto al mondo. Un mondo che ama. Che gli dispiacerà abbandonare. Gaspare nonostante l’età è lucido, dinamico e molto, molto attivo. Nella sua casa di campagna, vicino ai campi da baseball del Texas, passa la sua vecchiaia. Non sente i suoi anni, non sente la solitudine, non ha rimpianti. Aspettava da settimane oggi, un giorno speciale… Continua a leggere “La vita di Gaspare”

Lettera a me stesso

Caro Nicolò,

oggi scrivo a te. Ti riscrivo esattamente dopo tre anni. Tre anni fa aprivi questo blog. Hai e avevi una passione strana: l’amore per le lettere. Lo so, ti sei lasciato influenzare da “Lettere a Milena” di Kafka. Aprivi il blog scrivendo una lettera a te stesso. Poi le hai scritte ad amici, a quella che è stata la tua fidanzata, lettere per lavoro e lettere per divertimento. Hai anche lasciato perdere il tuo blog con il passare del tempo.

Oggi è ora di riprendere tutto in mano. Il tuo blog, il tuo futuro, la tua vita.

Riscrivendo alla persona che ti coinvolge di più, la persona che (per fortuna) ami di più, alla persona che devi far crescere e a cui devi dare il massimo: a te stesso. Continua a leggere “Lettera a me stesso”

Volo 2201

Volo 2201. Orbitas Airlines. New York International Airport, USA. Destinazione Rome, Italy.

-Torre Volo 2201. Ready!- scandì in un fluente inglese il primo ufficiale alla radio.

-Volo 2201 Torre. Attendi autorizzazione al rullaggio. Raccordo Bravo per ingresso in pista- fu la rapida risposta della Torre in un inglese dal forte accento americano.

I due piloti si sorrisero complici. Nessun ritardo, nessun inghippo nella check list delle operazioni di volo e il caffè nella tazza cartonata di Starbucks quel giorno era particolarmente buono.

Il bestione, un Boeing 747, fischiava e rantolava sotto di loro, ovattato dalla cabina insonorizzata.

Ora non rimaneva che aspettare. Continua a leggere “Volo 2201”

Scemo chi legge!

Ore 17,35.

Vagavo a zonzo senza una meta, il cielo bigio sopra di me cominciava ad imbrunire e i pigri lampioni iniziavano a scaldarsi in previsione della lunga e fredda notte. Ero disperso per le vie della città, come lo si è tra i cunicoli di un labirinto, come lo si è in una giungla fatta di vetrine, di neon sfarfallanti, una giungla fatta di bar e locali da cui esce il brusio sommesso della gente, parole, risate, dibattiti che come fumo salgono e si dissipano nel nulla.

Ero disperso alla ricerca di chissà che cosa, alla ricerca di chissà chi, forse di un volto, forse di un sorriso o forse semplicemente avevo bisogno di camminare per smaltire i pensieri di troppo, per lasciar correre la fantasia come si fanno correre i cani nel recinto, per cercare le parole giuste, per cercare qualcosa che non riuscivo a trovare nemmeno in me stesso.

Ho alzato lo sguardo, smettendo di fissare ciottoli e tombini e per un attimo mi sono guardato attorno.

Un’insegna sopra una vetrina mi ha fatto fermare.

Ho sorriso. E non ci ho pensato due vote ad entrare.
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Il pianista

Appoggiava delicatamente le mani lungo quegli ottantotto tasti, le dita lunghe, ossute e bianche sfioravano con armonia quel pallido avorio, quelle nere incastonature, quei lucidi tasselli.

Non aveva uno spartito, non una traccia, non una partitura eppure la sua musica era così limpida, così euritmica, così armoniosa.

Continua a leggere “Il pianista”

Grillo dal grilletto facile

Attualità. La notizia è appena stata battuta dalle principali testate online e da telegiornali di ogni emittente televisiva.

Grillo dichiara guerra alle bufale e alle notizie false.

Nel TG serale infatti, infilata tra le notizie ridondanti di spensieratezza (omicidi, profughi, attentati, battaglie politiche ecc ecc) ha fatto capolino l’ultima News dal leader del movimento pentastellato.

Una fucilata che ha colpito il bersaglio sbagliato. Continua a leggere “Grillo dal grilletto facile”

Titoli di coda del 2016 in 12 foto

Anche il 2016 volge al termine. Ho scritto tanto quest’anno. Tanti articoli sono già sul blog ma ho tanti altri tanti pezzi inediti pronti per essere messi online solo premendo invio, ho buttato giù poesie, ho rielaborato migliaia di pagine tra istologia e chimica in alcune dispense. Insomma la scrittura è il mio forte.

Ma oggi farò una cosa nuova. Avete presente quei link di Facebook che vi fanno rivivere l’anno in pochi scatti, facendovi visualizzare le foto con più like e gli scatti migliori?

Ecco il mio. Homemade Continua a leggere “Titoli di coda del 2016 in 12 foto”

Il Natale dalla finestra

Il Natale è scontato, è vero. Perché ne parlano tutti, perché in queste ore e per le prossime 48 circa il nostro cervello sarà obnubilato da pandori, panettoni, bolliti e tutta una serie di cibarie che snobbiamo per tutto il resto dell’anno. La dieta per tre giorni non esiste e con il più falso dei sorrisi regaliamo l’ennesima sciarpa color merda alla prozia che tanto odiamo e che per giunta puzza pure di naftalina.

Allora perché ho deciso di scrivere sul Natale? Continua a leggere “Il Natale dalla finestra”

Un tram e cento messaggi quotidiani

Se ne stava andando.

Su quel tram.

E io come un ebete lo guardavo sfrecciare veloce sulle rotaie.

La portava via.

Proprio ora che tutto era chiaro, proprio ora che avevo capito tutto. Proprio ora che ci eravamo conosciuti. Proprio ora che tutto aveva un senso.
Continua a leggere “Un tram e cento messaggi quotidiani”

Le malattie dell’Internet

Ero già sotto le coperte. Pronto ad addormentarmi.

Un ultimo sguardo alle notifiche di Facebook dallo smartphone che mi illuminava il viso nel buio della camera. Mi sono imbattuto in un video.

Questo diventa virale anche se è un cancro

Ho pensato questa frase.

E mi sono chiesto per una frazione di secondo in che cazzo di lingua stessi parlando.
Continua a leggere “Le malattie dell’Internet”

Dall’altra parte del telefono

Come in ogni articolo di attualità che scrivo faccio la solita premessa. Le mie riflessioni non sono quelle di una mente illuminata, dedita a ricerche universitarie, con pregressi anni di studio, centinaia di esperienze e qualche laurea con master nel curriculum.

Sono solo le solite riflessioni (un po’ banali) di un ventunenne. Con una tastiera del pc e del tempo da perdere.

E questa premessa non è mai stata tanto dovuta come in questo articolo data la delicatezza degli argomenti che andrò a trattare.

Eppure è iniziato tutto con uno scherzo. Continua a leggere “Dall’altra parte del telefono”

Come una fenice

Ho scritto.

Ho scritto tante cose. Pareri, opinioni personali, esperienze.

Eppure mi sono fatto tante domande.

Scrivo quello che voglio o quello che vogliono leggere gli altri?

Scrivo quello che desidero esprimere o quello che voglio che gli altri pensino che provi?

Perché scrivo e perché continuo a farlo?

In questi mesi ho provato tanti sentimenti, tante emozioni. Sono pronto per esprimerle sulla pagina? Sono pronto per scrivere ancora? Continua a leggere “Come una fenice”

Giochiamo al dottore?

Scorrevo la home di Facebook. Come al solito. Con la solita noia. Con il solito sguardo di uno che si lascia scorrere davanti la vita degli altri mostrata in foto, video, post senza troppo interesse.

Sul tavolo, di fianco al pc, ancora aperti sulla pagina delle articolazioni del gomito, il grosso trattato Anastasi di anatomia, esame che sto preparando con molto perfezionismo. Forse troppo.

Due storie diverse che si sono incrociate. Continua a leggere “Giochiamo al dottore?”

Dov’è Dio quando serve?

“Dov’è Dio? Dov’è Dio se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell’anima?”

Queste sono le parole del papa pronunciate venerdì ai giovani a Cracovia, dopo aver fatto tappa ad Auschwitz con foto e video che probabilmente rimarranno nella storia.

Ma la vera domanda è “Dio c’è?”

Continua a leggere “Dov’è Dio quando serve?”

L’illusione di essere qualcuno

Spesso ci illudiamo. Ci illudiamo di essere fotografi perché abbiamo una reflex, ci crediamo chef perché abbiamo l’ultimo set di pentole antiaderenti, pensiamo di essere scienziati dal momento che ci hanno regalato il “piccolo chimico”.

Io ho un blog.

E mi sono illuso di essere uno scrittore. Continua a leggere “L’illusione di essere qualcuno”

Analfabetismo funzionale: pigrizia e ignoranza?

Aggirandomi per i meandri dell’Internet, facendo zapping tra blog, siti e forum ho trovato un argomento di cui avevo sentito parlare poco o nulla che ha attratto particolarmente la mia curiosità. Un argomento abbastanza ostico, di cui non vorremmo sentire parlare perché ci riguarda piuttosto da vicino. E che, nonostante i centinaia (se non migliaia) di siti che lo trattano, dibattiti su dibattiti, e una pagina di Wikipedia dedicata, sia ancora piuttosto sconosciuto.

Sto parlando dell’analfabetismo funzionale. Continua a leggere “Analfabetismo funzionale: pigrizia e ignoranza?”

Il business del drammatico

Chi sfoglia con passione la carta stampata di un quotidiano, guarda i telegiornali o ascolta la radio mentre si reca al lavoro in auto ha sicuramente avuto modo di apprendere le tristi notizie che si sono succedute in questi giorni. L’incidente ferroviario in Puglia, l’attentato a Nizza e il tentato colpo di stato in Turchia, in aggiunta alla solita sfilza di omicidi, incidenti e violenze.

La settimana appena trascorsa ha richiesto a molti giornalisti di fare gli straordinari, anche per documentare le evoluzioni che ora per ora accadevano in questi contesti.

Si è scritto, detto, raccontato, filmato, fotografato tanto su questi avvenimenti.

Forse troppo. Continua a leggere “Il business del drammatico”

La bellezza e le parole

La bellezza delle parole mi ha sempre affascinato.

Le parole.

E la bellezza.

Abbiamo soltanto ventuno lettere per comporre le prime e per descrivere la seconda. Dette, scritte, urlate, non importa, le parole si portano dietro concetti, idee, sentimenti, informazioni. A volte le scegliamo accuratamente, ci mettiamo ore per posizionare una virgola, per “virgolettare” un concetto e per mettere i puntini di sospensione dove servono… e a volte ci scappano come se avessero fretta di uscire, di correre fuori dalla nostra bocca, di scappare per sempre una volta dette. Continua a leggere “La bellezza e le parole”

L’ultima emozione

Improvvisamente giacqui a terra. Immobile. Il mio corpo inerme toccò il terreno. La mia schiena percepì il suolo duro, la mia pelle sentì il freddo della terra attraversare i vestiti leggeri. Non ricordo come mai finì lì. Ma i miei occhi sentivano le palpebre pesanti, in procinto di chiudersi, mentre fissavano la cupola del firmamento, in un cielo limpido le cui stelle e la luna erano così luminose da fare ombra. Nella testa un ronzio sempre più forte si faceva strada sovrastando una musica in lontananza.

Non avevo capito cosa stava accadendo.

Ma provai un’emozione unica, un’emozione mai provata prima.  Continua a leggere “L’ultima emozione”

Quattro anni di Faccialibro

Quattro anni fa esatti esatti i miei compagni, conoscenti e amici si trovavano una richiesta d’amicizia piuttosto inaspettata: la mia. Infatti spinto da amici (alcuni dei quali stavano per partire per diversi viaggi, chiedendomi di rimanere in contatto), mi iscrissi a Facebook.

Dopo 1461 giorni cosa è cambiato?

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Il male della banalità

Appena finisco di scrivere un testo, una riflessione, una serie di pensieri penso subito a quale può essere l’argomento successivo. Penso a cosa trattare stavolta, di quali fatti di attualità posso parlare, quali sentimenti esprimere, quale fantasia sfogare. Nella mia mente faccio centinaia di collegamenti ipertestuali cercando parole chiave che possano essere di spunto per il prossimo scritto e per quello dopo ancora. Vorrei trattare di tutto, parlarvi delle mie figure di merda colossali, delle esperienze che mi hanno condizionato la vita, di storie che mi invento sul momento, di persone e aneddoti che mi hanno insegnato tanto. Vorrei riuscire a descrivervi tante vicende, tante emozioni, tanti pensieri.

Eppure lotto contro l’eterno nemico: la banalità.

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Questioni di chimica

La chimica non mi piace. So che la devo studiare, che ho diversi esami incentrati su questa materia nel mio piano di studi universitario. Ma preferisco altre materie. Osservare i piccoli ma essenziali dettagli dei vetrini istologici, scoprire i mille e mille nomi di tutte le parti anatomiche del nostro corpo, studiare le radiazioni e la loro importanza in ambito medico. E ancora l’evoluzione e la biologia dei sistemi viventi, le scoperte della genetica, i progressi della medicina.

Eppure c’è anche chimica.

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Fu solo uno sguardo

Me lo ricordo come se fosse ieri. Eppure è successo almeno tre anni fa. Camminavo per strada assorto nei miei pensieri. Chissà a cosa pensavo su quel tratto di via, fissando i disegni che i sampietrini formano ad intervalli regolari, i mozziconi di sigaretta pestati e ripestati, i tombini sotto i quali sentivo l’eco dei miei passi. Camminavo svogliato, alzando di tanto in tanto lo sguardo per non andare a sbattere contro qualcosa o contro qualcuno. Incrociavo tante persone, tanti volti ignoti nell’oceano di facce che riempiono una strada affollata. Alzai per pochi decimi di secondo lo sguardo, solo un attimo per schivare l’ennesimo pedone.

E vidi lei.

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Una passione chiamata scrittura

In molti mi chiedono perché scrivo.

Ho tanti sogni. E uno di questi è scrivere.

Ci sono varie ragioni perché lo faccio. Mi piace esternare i miei pensieri, vederli in nero nel candore della pagina. Ho voglia di condividere le mie emozioni, di farle conoscere. E poi mi piace coinvolgere. Non c’è nulla di più bello di immergersi nella lettura di un libro ben fatto, di un articolo coinvolgente o di una storia affascinante. Entrare in un mondo parallelo, dove vivi quello che l’autore ha deciso di farti vivere. L’autore ha deciso che gioirai, verserai lacrime, rimarrai perplesso o stupito.

Così sarà.

Sarai un eroe o un esploratore, un innamorato o fuggitivo, un assassino o un investigatore, un pirata o semplicemente un ragazzo di venti anni. Dovrai pensare riflettere, ricordare, scavare dentro te stesso.

Così sarà.

L’unico modo di uscire da questo avatar cartaceo è chiudere il libro, accartocciare la pagina o premere esc. E ammettere di non avere il coraggio di proseguire.

Ma così ti perderai il finale.

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Il mio primo post su un blog

È stato un attimo.

Forse dovuto alla noia di questa afosa serata di luglio, o forse dovuto alle mie continue manie di protagonismo. Oppure semplicemente dettato dall’istinto dello scrittore/poeta/giornalista. Così ho deciso.

Mi apro un blog.

Figata eh, direte voi. Bello sì, appena entri ti fanno scegliere la grafica, l’immagine profilo e tutta una serie di altre cazzatine che ti danno l’idea di amministrare una pagina, un sito tutto tuo. Ok. Ho completato tutti i passaggi richiesti: password, e-mail e chi più ne ha più ne metta.

E adesso?

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