Musica sparata davanti alla tastiera del computer. Che mi da la possibilità di vedere, di sentire, di urlare. Computer in cui scrivo i miei pensieri vorticosamente, li sputo con rabbia sul monitor e rivivo emozionato quelli che non ci sono più, quelli che mi mancano, quelli che vorrei riavere. La dolcezza di un bacio perso per sempre, il sorriso di un amico scomparso dalla mia vita, gli occhi di quando il cane che mi ha cresciuto era cucciolo.
Oggi è la Giornata Internazionale della Gioventù. Fanculo a chi non crede in noi giovani!
Vi parlerò di questo, di quanto io sia un giovane al tempo stesso problematico e altruista, di quanto i giovani di oggi vivono in modo un po’ ovattato dove fanno cose! Cose bellissime e cose orribili. Vi parlerò di come noi giovani viviamo in un mondo tutto nostro,di come noi giovani portiamo avanti le nostre piccole vite!
Iniziò tutto lì, in terza A. Mi accorsi di essere giovane e non più bambino in terza media.
Da lì ne sono passate tante.
Giovani che hanno storie da raccontare, oggi racconto la mia.
In terza media mi innamorai. L’età adulta iniziò lì. Di quella che stava di banco dietro di me. Non solo: capii di avere una sessualità, degli ormoni anche io. Il desiderio di prenderle le mani, di carezzarle il volto, di dormire una notte nello stesso letto mi fece capire che stavo crescendo. Ma i miei progetti erano innocenti, terribilmente innocenti, il coraggio di provare a baciarla mi mancava totalmente, mi mancava quello sguardo compiaciuto che ho ora quando fisso un culo…
Ma si cresce.
E il crescere è una esplosione di responsabilità. Devi studiare, devi fare sport, devi vivere. Mi annoiavo già a vivere con la monotonia del sedere poggiato su una sedia verde, quella della mia classe del liceo.
Lì iniziai però a vivere.
Inizi a vivere quando vuoi distinguerti dalla massa. C’era chi si fumava una canna a soli 14 anni, c’era chi si vantava di aver trovato la donna della sua vita, chi correva la mezza maratona e chi prendeva tutti i 10. Ognuno voleva distinguersi in quello che amava. Si voleva distinguere da una massa troppo compatta, troppo uniformata, troppo monotona.
Vi ero anche io. Ma di cose in cui mi distinguevo non ve ne erano.
Mi distinguevo nella monotonia, nella perfezione del nulla, nel dire frasi precostruite.
Sbocciarono poi i social. Fu per noi la gioia. Volevamo alzare la voce, toni che non si possono alzare in una classe o in un campo sportivo, ma dalla propria camera sì! Fu l’esplosione del secolo. Centinaia i “mi piace” che ti cambiano l’umore, i commenti con i cuori che ti fanno sentire amato. La nostra generazione, la gioventù, è cresciuta così. Anche se io ricordo due giovani, ero in terza liceo. E vicinissimo al Duomo di Parma passavano le serate baciandosi, fissandosi i volti reciprocamente come se la vita la stessero assaporando l’uno nell’altro.
Questa cosa mi impressionò.
Io che rifiutavo l’affetto, che giocavo alle piccole esperienze una volta provando il “Ciao” a casa di un amico, un’altra volta salendo su un cavallo o stringendo la mano ad un giornalista famoso. Le mie emozioni me le costruivo io. Con esperienze. I giovani, noi giovani perché lo sono tutt’ora ci nutriamo di esperienze! Ci nutriamo di assaggi di vita, di emozioni di compiacimento, di complicità in piccoli esperimenti! Di tutti i tipi!
Ma noi giovani portiamo avanti a gran voce anche la gioia delle emozioni. Che a volte è tristezza, che a volte è rabbia. Il dolore per un parente strettissimo che viene a mancare e la gioia immensa per un “Sì mettiamoci assieme”. Due corpi nudi che si carezzano a vicenda anche se vestiti, due anime che si solleticano le emozioni l’una nell’altra. Piccoli regali simbolici di vita, gioie e dolori ampliati dalla nostra stessa gioventù che ci fa sentire vivi, che ci fa sentire adeguati in questo mondo straniero. Voci che dicono le parole sbagliate al momento giusto e amori che nascono con la persona giusta al momento sbagliato. Urla di sofferenza per i nostri errori, per i nostri sbagli che ci portano a schifarci della vita stessa, che ci portano in vie di fuga pericolosissime come la droga, il fumo o l’alcol. E il pensiero costante, assillante, tormentoso del nostro futuro che facciamo fatica ad immaginarci che facciamo fatica a disegnare con la mano ferma, che facciamo fatica a volerlo vivere.
Musica, serate, momenti a letto, feste e viaggi. Esperienze di vita che danno un senso alla nostra esistenza, con la profondità di emozioni e sentimenti ci aiutano a capire la gioia che abbiamo nel voler bene agli amici, ad una fidanzatina ad un genitore. Momenti tristi e divertenti e momenti divertenti e tristi che ci portano a vivere con brividi caldi o freddi i momenti più importanti della nostra vita.
E poi volontariato, la grande festa di laurea, il bel momento della firma del contratto, la dolce sintonia di un matrimonio.
Anni ed anni in cui noi giovani cresciamo.
E lo facciamo da soli.
Fanculo a tutti. A tutti quelli che non credono in noi!