Spesso ci illudiamo. Ci illudiamo di essere fotografi perché abbiamo una reflex, ci crediamo chef perché abbiamo l’ultimo set di pentole antiaderenti, pensiamo di essere scienziati dal momento che ci hanno regalato il “piccolo chimico”.
Io ho un blog.
E mi sono illuso di essere uno scrittore.
Stavo facendo il mio solito giro Social. Che di social non ha proprio nulla. Guardo le foto degli altri in vacanza postate su Facebook o Instagram, sognando spiagge tropicali bellissime, il mare incontaminato e ragazze esotiche che mi portano un cocktail ai frutti tropicali.
Illusione. Ed è proprio di questo che voglio trattare nel mio articolo odierno.
Dicevo, stavo facendo quello che io chiamo “zapping virtuale” e mi sono imbattuto in questa vignetta. Mi ha particolarmente colpito. Perché ha un significato ben più profondo della battuta stessa. Leggendola mi sono venute in mente decine di persone, amici, conoscenti. Tutti con la loro passione nei vari ambiti da quello artistico a quello hobbystico passando per quello sportivo (e non tralasciando quello culturale). E gli esempi qui si sprecano. C’è chi si sente un Dj perché ha una consolle su cui mixare, chi si crede fotografo perché ha la Reflex e chi si crede esperto di botanica perché i pomodori nel suo orto crescono bene, c’è chi si pensa cantante perché ha fatto qualche provino e chi si palesa pittore perché sa schizzare bozzetti con il carboncino. Ma c’è anche chi si crede Nadal perché ha una bella racchetta o pilota siccome “ho una macchina che va forte”. Ma fossero solo questi! Navigando nel web purtroppo c’è chi si dice esperto di politica dopo aver letto appena due editoriali, chi si crede medico e si premura anche di fare diagnosi e dispensare terapie solo perché “l’ho letto sul forum che si fa così”.
La gente si illude. E illude.
Eppure qualcosa mi sfugge.
E quel qualcosa ce lo suggerisce la vignetta. Quando hai una passione che sia un’arte, un hobby o un passatempo (o anche qualcosa di più, che siano letture a carattere scientifico o filosofico) non ami solo le sue parti attraenti. Ma la ami tutta con i suoi difetti, con le sue noie, con le sue incombenze. Ami l’esercizio quotidiano che nessuno ti impone e che per il quale nessuno ti ammirerà mai, ami i dettagli anche più piccoli, ami lo studiare le tecniche, sperimentarne alcune nuove. Ami la teoria quanto ami la pratica, ti piace inventare, rinnovare, rinnovarti. Spesso vedendo la foto della persona di successo di turno vorremmo essere come lui. Subito però. Dimenticandoci di tutto il viaggio che ci sta dietro. Tutte le emozioni che una passione ci può e ci deve dare. Dimentichiamo la bellezza del percorso che affrontiamo e non ce lo gustiamo appieno. Dimentichiamo la fatica fisica e intellettuale che deve esserci facendoci capire che stiamo sudando per qualcosa che ci attrae. Fontana prima di concepire i suoi famosissimi “tagli” ebbe un percorso artistico che lo portò ad avere una così profonda concezione dell’arte da poterne influire il corso della sua storia. Ore e ore di vocalizzi in sala prove, mesi e mesi di bozzetti, anni e anni di esperienze. E lo studio. Non ci si può improvvisare in nessun campo, figuriamoci in uno complicato come l’arte o la scienza. E qui mi viene in mente una canzone.
“Io diventerò qualcuno” di Caparezza (oggi sono ispirato, vi lascio anche una canzone!). Ognuno vuole apparire. Vuole farsi vedere. Cerca ammirazione. “Non esiste più l’uomo qualunque, tutti sono qualcuno, tutti sono in vetrina”. Esatto. Con i nostri piccoli status artistici e filosofici ci illudiamo di essere qualcuno, di saperne di quell’argomento, di essere ferrati in materia. Ci sentiamo un nome, una firma, un’autorità. E tutto questo con una punta di arroganza. Così tutta la vita inseguiamo la fama, il successo, i “like”. Ci vogliamo far conoscere, avere i 15 minuti di gloria proclamati da Warhol. Ma dimentichiamo la nostra stessa passione. Vediamo in questa passione un mezzo per ottenere qualcosa che sia fama, gloria o denaro. E ci dimentichiamo di amarla. Cantiamo davanti ad un microfono, ma non cantiamo più sotto la doccia, suoniamo nel locale ma non alla festa di compleanno di nostro cugino che ce lo aveva chiesto come favore, schizziamo sulla tela, ma il nostro quaderno dei bozzetti è sempre più vuoto. Perdiamo la passione nella nostra passione. Non amiamo più il nostro interesse ma semplicemente “gli guardiamo il culo mentre passa”. Illusi di essere importanti anche noi nel corso della storia. E illusi rimaniamo.
Quindi avere un blog non fa di me uno scrittore, ma solamente un ragazzo con una tastiera, tante cose da dire e un po’ di fantasia.
Peccato, mi ero illuso.
Sono interessantissimi i tuoi articoli chilometrici, semplici da capire con parole giuste, svelano tante esperienze sociali.
Ma legendo questo oggi vorrei dire che avvolte quelle cose che pensiamo essere illusioni invece potrebbero essere passioni.
Si illudono invece secondo me quelli che fanno cose senza passione della cosa.
Non so se mi sono spiegato e bene e con l’Italiano giusto, ma comunque sono un fan del tuo blog
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Grazie Navarel apprezzo molto il tuo commento e apprezzo che tu legga i miei articoli. In questo penso che a volte le passioni siano “prese con leggerezza”, se una cosa piace veramente va approfondita, studiata, amata. Solo così una passione può definirsi autentica, altrimenti è solo un modo per passare il tempo. E c’è non solo chi confonde le due cose ma chi pretende tutto e subito. In parole semplici scambia una cotta per un innamoramento. Ma solo l’amore (in questo caso per una passione) può soddisfarci mentre la cotta ci illude
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Mi viene da dire che FB é la più grande vetrina di illusi che esista. Andrebbe preso per quel che é: un contenitore, un diario, che può eventualmente essere condiviso. Invece in realtà é diventato (lo abbiamo fatto diventare) una vetrina dove metterci in mostra. E lí perdiamo il contatto con la nostra realtà, illudendoci di essere dei gran “sotuttoio”
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Esattamente. C’è gente che per qualche like venderebbe sua madre… Perché vogliamo essere apprezzati, vogliamo tanti pollici in su per sentirci meglio con noi stessi. Illudendoci.
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